Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Romania
con l'Ammiraglia
Un viaggio di due settimane in auto
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
ROMANIA
Il confine con la Romania non crea alcun ritardo o problema, resto in Comunità Europea anche se ancora una volta cambio moneta, il Leu. Telefono italiano e prezzo benzina che risale a 1,2 euro/litro. Acquisto dell'ennesima vignette. Continuo a costeggiare il Mar Nero. Mentre il sole tramonta l'Ammiraglia taglia campi immensi da cui sbocciano distese di pale eoliche.
Guido rilassato in questo vuoto paesaggio e prenoto una stanza proprio davanti ad uno dei molteplici rami in cui si divide il Danubio formando l'immenso delta. Nufaru, ad est di Tulcea, praticamente al confine con l'Ucraina. Arrivo che è già buio inoltrato. Il proprietario parla italiano perchè come molti altri rumeni ha lavorato per anni in Italia. Organizzo immediatamente per l'indomani pomeriggio un lungo giro in barca con il figlio.
La mattina dopo molto presto mi reco alla vicina Tulcea da dove riesco ad aggregarmi ad un tour turistico sul delta in barca. Poco adatto alle mie esigenze fotografiche, ma voglio vedere il più possibile in quest'unica giornata qui.
Entrambe i giri confermano che anche il miglior luogo d'Europa naturalisticamente parlando non può competere in quanto ricchezza di animali ed avifauna con altri luoghi di altri continenti. Chiaramente il Delta del Danubio resta un luogo incantevole e meraviglioso da visitare. La giornata passata interamente fra i suoi canali è una bellissima esperienza, ma i risultati fotografici non sono entusiasmanti e tranne che per il Pellicano Bianco Europeo non avvisto specie non ancora fotografate in altri luoghi. Come sempre la cosa cambierebbe restando qui molto di più in momenti dell'anno migliori, ma non è il mio modo di fotografare dato che al primo posto resta sempre il viaggio e la casualità degli incontri.
Riparto come sempre all'alba. La corsa verso l'est ha fine. Mi dirigo a nord-ovest costeggiando il confine con Ucraina e Moldavia.
Le strade adesso, allontanandosi dal Mar Nero, sono veramente disastrose. Non esistono arterie veloci, si passa all'interno di una miriade di paesi e paesini che si susseguono senza soluzione di continuità.
L'asfalto è un gruviera riparato più e più volte. Mi lamento sempre dello stato d'abbandono delle strade italiane, ma qui la situazione è di gran lunga peggiore, la schiena ti si spezza. Fortunatamente i vari paesini sono interessanti ed ognuno ha almeno un nido di cicogne sui pali accanto alla strada. Sono centinaia.
In alcuni centri abitati c'è un'alta concentrazione di Rom. Le donne hanno lunghe trecce che portano sul davanti.
Dopo varie ore di guida, nel pomeriggio arrivo nell'estremo nord-est per visitare i principali Monasteri Dipinti. Le regioni sono la Moldova o Moldavia e la Bucovina. I monasteri risalgono al 15mo e 16mo secolo periodo in cui queste regioni dovettero reggere l'urto dell'impero Ottomano. Alcuni dei più famosi hanno la caratteristica di avere anche le pareti esterne completamente e riccamente dipinte. Le pitture esterne sono in qualche caso perfettamente conservate nonostante il clima gelido e piovoso di queste zone e regalano uno spettacolo unico, un po' come il Monastero di Rila in Bulgaria, ma lì le pitture esterne hanno la protezione di ampi portici a volta. Alla fine visito i sei più importanti in quest'ordine: Varatec, Agapia, Neamt, Voronet, Arbore e probabilmente il più bello Sucevita.
Sulla cartina del viaggio potete vedere dove si trovano con esattezza. Riesco a vederli tutti prima del buio e della chiusura. Si paga per le foto, le monache non transigono nemmeno se si arriva 5 minuti prima della chiusura come è successo a me nell'ultimo. Inoltre è comunque vietato fotografare gli interni, è bene saperlo.
Mentre mi sposto tra i Monasteri che sono distanti tra loro anche varie decine di chilometri noto che l'architettura risente fortemente dell'influsso russo. Il confine con il cuore dell'Ucraina è veramente a due passi.
L'indomani lunga discesa a sud-ovest per la Transilvania. Piccolo giro a Sighishoara piccola, carina, turistica che, se non vi interessano souvenir vampireschi peraltro acquistabili anche altrove o visitare la casa natale del Conte Vlad Tepes altrimenti detto Dracula, è evitabile.
A questo proposito c'è da sottolineare come Vlad sia considerato un eroe della Romania avendo combattuto per proteggere la Transilvania dai Turchi e quindi non è ben vista la successiva sovrapposizione fantasiosa del Conte Dracula operata da Bram Stoker. Sovrapposizione però che viene commercialmente e turisticamente sfruttata fino alla nausea.
Ancora a sud su una splendida secondaria con interessantissimi villaggi. E' la zona dei villaggi Sassoni fortificati. Le prime popolazioni Sassoni si stabilirono qui fin dal 1100 d.c., ma fu solo nel 15mo secolo che fortificarono i villaggi per resistere ai Turchi e le chiese furono dotate di alte torri d'avvistamento e difesa. Notevole quella incontrata nel villaggio di Netus.
Più a sud, mentre percorrevo pessime sterrate cercando una segnalata ma ormai inesistente chiatta per attraversare il fiume Olt, mi crolla la marmitta. Mi fermo immediatamente. Si è spezzata una precedente saldatura. La macchina non ha problemi, ma devo tirar su la marmitta che striscia per terra ed andrebbe in mille pezzi costringendomi a doverla cambiare (cosa che potrebbe richiedere giorni di attesa per il pezzo). Ci provo con delle fascette plastiche che ho con me, ma è difficile perché sdraiato a terra riesco ad arrivare al punto solo con una mano. Sono in una secondaria, meglio dire un sentiero poco battuto, comunque passa un'altra auto che fermo e in due in 5 minuti riusciamo a mettere due fascette. Posso ripartire. Senza marmitta l'Ammiraglia romba come una formula uno. Arrivo dopo poco su una grossa arteria e, chiedendo ad un benzinaio e ad uno sfasciacarrozze, trovo un centro riparazioni dove c'è tutto dal carrozziere all'elettrauto, al meccanico, ecc. Visto il rumore non c'è nemmeno bisogno di spiegare di cosa ho bisogno. Comprendendo l'attesa, il lavoro di saldatura sull'auto, il pagamento (20 euro che è tanto, ma va benissimo) perdo si e no 20 minuti e sono di nuovo operativo. Ho fatto anche dare un'occhiata generica a freni, olio ed altro.
L'Ammiraglia è ok, queste sono sciocchezze. Le auto adesso hanno sempre più elettronica e quando si ha un guasto, anche piccolo, l'auto si ferma e non c'è nulla da fare. L'Ammiraglia, come dico sempre, con una martellata la metti a posto e soprattutto continua ad andare, ovviamente a meno di fondere il motore… Non è un caso che non mi ha mai lasciato a piedi.
Riprende il viaggio.
A pochi chilometri c'è l'inizio della strada più famosa della Romania, molto nota anche all'estero dato che è stata votata come la strada più bella del mondo. Una esagerazione, ma vale la pena farla. La Transfagarasan Road, questo è il nome, fu voluta da Ceausescu.
Io accedo da nord ed in 35 km di cui solo 22 di salita arrivo al Lago Balea, a poco oltre 2000 metri. Panorama spettacolare e laghetto splendido, ma la presenza di molti turisti e di frotte di bancarelle e venditori impedisce al luogo di sprigionare qualunque incanto.
Faccio una sosta, mi allontano dalla massa e pranzo. La discesa dall'altra parte che inizia con un lungo tunnel, sempre verso sud, è tutt'altra cosa. Mi considero un instancabile guidatore, ma gli 85km in discesa fino a Curtea de Arges sono infiniti. Un'unica curva in cui il volante sta dritto solo nel passaggio da una sterzata a destra ed una a sinistra, ci metto un tempo spropositato e se non stessi guidando mi si rivolterebbe lo stomaco. Strada però assolutamente spettacolare dentro un meraviglioso bosco. Mentre il busto dondola a destra e sinistra seguendo le curve, costeggiando il Lago Vidraru, l'incontro e l'episodio più importante dell'intero viaggio. Un camion che viaggia in senso opposto è fermo ad una curva davanti a me e mi costringe a fermarmi. All'inizio non capisco perché non si muove, poi li vedo. Un'orsa con due piccoli è a bordo strada.
Tiro su il mento che è crollato spalancandomi la bocca e butto all'aria tutto per la fretta di prendere l'attrezzatura fotografica. Avevo preventivato un incontro del genere in Serbia e non qui, sono veramente e felicemente sorpreso. Il trio attraversa la strada e si ferma sul lato opposto dove c'è uno slargo per la sosta con panchina e secchio dei rifiuti. Fotografo a raffica per paura che se ne vadano velocemente rituffandosi nel verde, invece si fermano e gironzolano allo scoperto. I piccoli giocano e la madre mi guarda e si avvicina,
poi torna indietro e va dai piccoli e per qualche minuto sta con loro. Per adesso non c'è nessun altro ed il camion è andato via. E' evidentissimo che purtroppo l'Orsa è abituata ad ottenere cibo dall'uomo. Dopo qualche minuto passano altre auto e tutti chiaramente si fermano. L'Orsa continua ad essere assolutamente tranquilla nonostante i piccoli e le auto vicine. Sono distante una decina di metri e scendo dall'auto osservando sempre il comportamento dell'Orsa. Nulla, nessuna reazione. Mi allontano dall'auto con lo sportello aperto, ma pur avvicinandomi leggermente per scattare meglio faccio sempre in modo di stare dall'altra parte dei piccoli rispetto all'Orsa per non far pensare ad un pericolo. Probabilmente e purtroppo è un'accortezza inutile, l'Orsa non fa una piega e continua tranquilla a gironzolare guardando gli altri automobilisti e me. Riesco a fare gli scatti che voglio anche perché ad un certo punto sembra quasi mettersi in posa con uno dei piccoli proprio per me.
Quando ormai ci saranno una decina di auto ferme, risalgo e me ne vado. Mentre c'ero io nessuno ha lanciato cibo, ma come appreso al parco Tara in Serbia anche qui potrebbero esserci delle zone di feeding istituzionalizzate per tenere gli Orsi lontano dagli animali d'allevamento.
Passata la scarica di adrenalina, arrivo poco dopo sotto al Castello Poenari, vera residenza del Conte Vlad alias Conte Dracula. Ci sono 1500 gradini, non se ne parla. Da Curtea de Arges mi dirigo nuovamente a nord direzione Brasov, ma fa buio e quindi prendo una stanza per la notte. Ormai il tempo a disposizione è finito e devo pensare al ritorno.
Al mattino, prestissimo, mi attende il Castello di Bran. Il falso castello di Dracula, più famoso però di quello vero, è ancora chiuso ma non è un problema perché non avevo intenzione di visitarlo.
Ora mi attende solo la lunga strada verso casa.
Fortunatamente da Brasov la strada verso l'ovest è buona ed anzi dopo un po' di chilometri entro nella migliore autostrada rumena che mi porta al confine con l'Ungheria. Formalità di confine veloci. Le strade ungheresi che percorro fino al confine con la Croazia sono così perfette, senza traffico e niente affatto tortuose che, pur non essendo autostrade ci metto pochissimo. Entrato in Croazia approfitto della fortunata casualità che praticamente tutta la nazione è davanti al televisore a vedere credo la semifinale dell'Europeo di calcio a cui incredibilmente la squadra croata si è qualificata. Attraverso paesi e villaggetti praticamente vuoti. Alla fine della partita sono ormai al confine sloveno. Mi sento bene e decido di continuare ad oltranza fino a casa. Dovrò solo fermarmi un'oretta a riposare poco dopo l'ingresso in Italia e l'indomani mattina sono a casa.
L'Ammiraglia non ha sofferto minimamente la cavalcata ininterrotta dalla Transilvania, anzi l'impressione è di una maggiore fluidità di movimento, come se in questi 7400 chilometri fatti in due settimane si fosse solo sgranchita le ossa. Beata lei, io mi devo assolutamente riposare.
ROMANIA
Il confine con la Romania non crea alcun ritardo o problema, resto in Comunità Europea anche se ancora una volta cambio moneta, il Leu. Telefono italiano e prezzo benzina che risale a 1,2 euro/litro. Acquisto dell'ennesima vignette. Continuo a costeggiare il Mar Nero. Mentre il sole tramonta l'Ammiraglia taglia campi immensi da cui sbocciano distese di pale eoliche.
Guido rilassato in questo vuoto paesaggio e prenoto una stanza proprio davanti ad uno dei molteplici rami in cui si divide il Danubio formando l'immenso delta. Nufaru, ad est di Tulcea, praticamente al confine con l'Ucraina. Arrivo che è già buio inoltrato. Il proprietario parla italiano perchè come molti altri rumeni ha lavorato per anni in Italia. Organizzo immediatamente per l'indomani pomeriggio un lungo giro in barca con il figlio.
La mattina dopo molto presto mi reco alla vicina Tulcea da dove riesco ad aggregarmi ad un tour turistico sul delta in barca. Poco adatto alle mie esigenze fotografiche, ma voglio vedere il più possibile in quest'unica giornata qui.
Entrambe i giri confermano che anche il miglior luogo d'Europa naturalisticamente parlando non può competere in quanto ricchezza di animali ed avifauna con altri luoghi di altri continenti. Chiaramente il Delta del Danubio resta un luogo incantevole e meraviglioso da visitare. La giornata passata interamente fra i suoi canali è una bellissima esperienza, ma i risultati fotografici non sono entusiasmanti e tranne che per il Pellicano Bianco Europeo non avvisto specie non ancora fotografate in altri luoghi. Come sempre la cosa cambierebbe restando qui molto di più in momenti dell'anno migliori, ma non è il mio modo di fotografare dato che al primo posto resta sempre il viaggio e la casualità degli incontri.
Riparto come sempre all'alba. La corsa verso l'est ha fine. Mi dirigo a nord-ovest costeggiando il confine con Ucraina e Moldavia.
Le strade adesso, allontanandosi dal Mar Nero, sono veramente disastrose. Non esistono arterie veloci, si passa all'interno di una miriade di paesi e paesini che si susseguono senza soluzione di continuità.
L'asfalto è un gruviera riparato più e più volte. Mi lamento sempre dello stato d'abbandono delle strade italiane, ma qui la situazione è di gran lunga peggiore, la schiena ti si spezza. Fortunatamente i vari paesini sono interessanti ed ognuno ha almeno un nido di cicogne sui pali accanto alla strada. Sono centinaia.
In alcuni centri abitati c'è un'alta concentrazione di Rom. Le donne hanno lunghe trecce che portano sul davanti.
Dopo varie ore di guida, nel pomeriggio arrivo nell'estremo nord-est per visitare i principali Monasteri Dipinti. Le regioni sono la Moldova o Moldavia e la Bucovina. I monasteri risalgono al 15mo e 16mo secolo periodo in cui queste regioni dovettero reggere l'urto dell'impero Ottomano. Alcuni dei più famosi hanno la caratteristica di avere anche le pareti esterne completamente e riccamente dipinte. Le pitture esterne sono in qualche caso perfettamente conservate nonostante il clima gelido e piovoso di queste zone e regalano uno spettacolo unico, un po' come il Monastero di Rila in Bulgaria, ma lì le pitture esterne hanno la protezione di ampi portici a volta. Alla fine visito i sei più importanti in quest'ordine: Varatec, Agapia, Neamt, Voronet, Arbore e probabilmente il più bello Sucevita.
Sulla cartina del viaggio potete vedere dove si trovano con esattezza. Riesco a vederli tutti prima del buio e della chiusura. Si paga per le foto, le monache non transigono nemmeno se si arriva 5 minuti prima della chiusura come è successo a me nell'ultimo. Inoltre è comunque vietato fotografare gli interni, è bene saperlo.
Mentre mi sposto tra i Monasteri che sono distanti tra loro anche varie decine di chilometri noto che l'architettura risente fortemente dell'influsso russo. Il confine con il cuore dell'Ucraina è veramente a due passi.
L'indomani lunga discesa a sud-ovest per la Transilvania. Piccolo giro a Sighishoara piccola, carina, turistica che, se non vi interessano souvenir vampireschi peraltro acquistabili anche altrove o visitare la casa natale del Conte Vlad Tepes altrimenti detto Dracula, è evitabile.
A questo proposito c'è da sottolineare come Vlad sia considerato un eroe della Romania avendo combattuto per proteggere la Transilvania dai Turchi e quindi non è ben vista la successiva sovrapposizione fantasiosa del Conte Dracula operata da Bram Stoker. Sovrapposizione però che viene commercialmente e turisticamente sfruttata fino alla nausea.
Ancora a sud su una splendida secondaria con interessantissimi villaggi. E' la zona dei villaggi Sassoni fortificati. Le prime popolazioni Sassoni si stabilirono qui fin dal 1100 d.c., ma fu solo nel 15mo secolo che fortificarono i villaggi per resistere ai Turchi e le chiese furono dotate di alte torri d'avvistamento e difesa. Notevole quella incontrata nel villaggio di Netus.
Più a sud, mentre percorrevo pessime sterrate cercando una segnalata ma ormai inesistente chiatta per attraversare il fiume Olt, mi crolla la marmitta. Mi fermo immediatamente. Si è spezzata una precedente saldatura. La macchina non ha problemi, ma devo tirar su la marmitta che striscia per terra ed andrebbe in mille pezzi costringendomi a doverla cambiare (cosa che potrebbe richiedere giorni di attesa per il pezzo). Ci provo con delle fascette plastiche che ho con me, ma è difficile perché sdraiato a terra riesco ad arrivare al punto solo con una mano. Sono in una secondaria, meglio dire un sentiero poco battuto, comunque passa un'altra auto che fermo e in due in 5 minuti riusciamo a mettere due fascette. Posso ripartire. Senza marmitta l'Ammiraglia romba come una formula uno. Arrivo dopo poco su una grossa arteria e, chiedendo ad un benzinaio e ad uno sfasciacarrozze, trovo un centro riparazioni dove c'è tutto dal carrozziere all'elettrauto, al meccanico, ecc. Visto il rumore non c'è nemmeno bisogno di spiegare di cosa ho bisogno. Comprendendo l'attesa, il lavoro di saldatura sull'auto, il pagamento (20 euro che è tanto, ma va benissimo) perdo si e no 20 minuti e sono di nuovo operativo. Ho fatto anche dare un'occhiata generica a freni, olio ed altro.
L'Ammiraglia è ok, queste sono sciocchezze. Le auto adesso hanno sempre più elettronica e quando si ha un guasto, anche piccolo, l'auto si ferma e non c'è nulla da fare. L'Ammiraglia, come dico sempre, con una martellata la metti a posto e soprattutto continua ad andare, ovviamente a meno di fondere il motore… Non è un caso che non mi ha mai lasciato a piedi.
Riprende il viaggio.
A pochi chilometri c'è l'inizio della strada più famosa della Romania, molto nota anche all'estero dato che è stata votata come la strada più bella del mondo. Una esagerazione, ma vale la pena farla. La Transfagarasan Road, questo è il nome, fu voluta da Ceausescu.
Io accedo da nord ed in 35 km di cui solo 22 di salita arrivo al Lago Balea, a poco oltre 2000 metri. Panorama spettacolare e laghetto splendido, ma la presenza di molti turisti e di frotte di bancarelle e venditori impedisce al luogo di sprigionare qualunque incanto.
Faccio una sosta, mi allontano dalla massa e pranzo. La discesa dall'altra parte che inizia con un lungo tunnel, sempre verso sud, è tutt'altra cosa. Mi considero un instancabile guidatore, ma gli 85km in discesa fino a Curtea de Arges sono infiniti. Un'unica curva in cui il volante sta dritto solo nel passaggio da una sterzata a destra ed una a sinistra, ci metto un tempo spropositato e se non stessi guidando mi si rivolterebbe lo stomaco. Strada però assolutamente spettacolare dentro un meraviglioso bosco. Mentre il busto dondola a destra e sinistra seguendo le curve, costeggiando il Lago Vidraru, l'incontro e l'episodio più importante dell'intero viaggio. Un camion che viaggia in senso opposto è fermo ad una curva davanti a me e mi costringe a fermarmi. All'inizio non capisco perché non si muove, poi li vedo. Un'orsa con due piccoli è a bordo strada.
Tiro su il mento che è crollato spalancandomi la bocca e butto all'aria tutto per la fretta di prendere l'attrezzatura fotografica. Avevo preventivato un incontro del genere in Serbia e non qui, sono veramente e felicemente sorpreso. Il trio attraversa la strada e si ferma sul lato opposto dove c'è uno slargo per la sosta con panchina e secchio dei rifiuti. Fotografo a raffica per paura che se ne vadano velocemente rituffandosi nel verde, invece si fermano e gironzolano allo scoperto. I piccoli giocano e la madre mi guarda e si avvicina,
poi torna indietro e va dai piccoli e per qualche minuto sta con loro. Per adesso non c'è nessun altro ed il camion è andato via. E' evidentissimo che purtroppo l'Orsa è abituata ad ottenere cibo dall'uomo. Dopo qualche minuto passano altre auto e tutti chiaramente si fermano. L'Orsa continua ad essere assolutamente tranquilla nonostante i piccoli e le auto vicine. Sono distante una decina di metri e scendo dall'auto osservando sempre il comportamento dell'Orsa. Nulla, nessuna reazione. Mi allontano dall'auto con lo sportello aperto, ma pur avvicinandomi leggermente per scattare meglio faccio sempre in modo di stare dall'altra parte dei piccoli rispetto all'Orsa per non far pensare ad un pericolo. Probabilmente e purtroppo è un'accortezza inutile, l'Orsa non fa una piega e continua tranquilla a gironzolare guardando gli altri automobilisti e me. Riesco a fare gli scatti che voglio anche perché ad un certo punto sembra quasi mettersi in posa con uno dei piccoli proprio per me.
Quando ormai ci saranno una decina di auto ferme, risalgo e me ne vado. Mentre c'ero io nessuno ha lanciato cibo, ma come appreso al parco Tara in Serbia anche qui potrebbero esserci delle zone di feeding istituzionalizzate per tenere gli Orsi lontano dagli animali d'allevamento.
Passata la scarica di adrenalina, arrivo poco dopo sotto al Castello Poenari, vera residenza del Conte Vlad alias Conte Dracula. Ci sono 1500 gradini, non se ne parla. Da Curtea de Arges mi dirigo nuovamente a nord direzione Brasov, ma fa buio e quindi prendo una stanza per la notte. Ormai il tempo a disposizione è finito e devo pensare al ritorno.
Al mattino, prestissimo, mi attende il Castello di Bran. Il falso castello di Dracula, più famoso però di quello vero, è ancora chiuso ma non è un problema perché non avevo intenzione di visitarlo.
Ora mi attende solo la lunga strada verso casa.
Fortunatamente da Brasov la strada verso l'ovest è buona ed anzi dopo un po' di chilometri entro nella migliore autostrada rumena che mi porta al confine con l'Ungheria. Formalità di confine veloci. Le strade ungheresi che percorro fino al confine con la Croazia sono così perfette, senza traffico e niente affatto tortuose che, pur non essendo autostrade ci metto pochissimo. Entrato in Croazia approfitto della fortunata casualità che praticamente tutta la nazione è davanti al televisore a vedere credo la semifinale dell'Europeo di calcio a cui incredibilmente la squadra croata si è qualificata. Attraverso paesi e villaggetti praticamente vuoti. Alla fine della partita sono ormai al confine sloveno. Mi sento bene e decido di continuare ad oltranza fino a casa. Dovrò solo fermarmi un'oretta a riposare poco dopo l'ingresso in Italia e l'indomani mattina sono a casa.
L'Ammiraglia non ha sofferto minimamente la cavalcata ininterrotta dalla Transilvania, anzi l'impressione è di una maggiore fluidità di movimento, come se in questi 7400 chilometri fatti in due settimane si fosse solo sgranchita le ossa. Beata lei, io mi devo assolutamente riposare.
FINE