Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Romania
con l'Ammiraglia
Un viaggio di due settimane in auto
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
ROMANIA
Il confine con la Romania non crea alcun ritardo o problema, resto in Comunità Europea anche se ancora una volta cambio moneta, il Leu. Telefono italiano e prezzo benzina che risale a 1,2 euro/litro. Acquisto dell'ennesima vignette. Continuo a costeggiare il Mar Nero. Mentre il sole tramonta l'Ammiraglia taglia campi immensi da cui sbocciano distese di pale eoliche.
Guido rilassato in questo vuoto paesaggio e prenoto una stanza proprio davanti ad uno dei molteplici rami in cui si divide il Danubio formando l'immenso delta. Nufaru, ad est di Tulcea, praticamente al confine con l'Ucraina. Arrivo che è già buio inoltrato. Il proprietario parla italiano perchè come molti altri rumeni ha lavorato per anni in Italia. Organizzo immediatamente per l'indomani pomeriggio un lungo giro in barca con il figlio.
La mattina dopo molto presto mi reco alla vicina Tulcea da dove riesco ad aggregarmi ad un tour turistico sul delta in barca. Poco adatto alle mie esigenze fotografiche, ma voglio vedere il più possibile in quest'unica giornata qui.
Entrambe i giri confermano che anche il miglior luogo d'Europa naturalisticamente parlando non può competere in quanto ricchezza di animali ed avifauna con altri luoghi di altri continenti. Chiaramente il Delta del Danubio resta un luogo incantevole e meraviglioso da visitare. La giornata passata interamente fra i suoi canali è una bellissima esperienza, ma i risultati fotografici non sono entusiasmanti e tranne che per il Pellicano Bianco Europeo non avvisto specie non ancora fotografate in altri luoghi. Come sempre la cosa cambierebbe restando qui molto di più in momenti dell'anno migliori, ma non è il mio modo di fotografare dato che al primo posto resta sempre il viaggio e la casualità degli incontri.
Riparto come sempre all'alba. La corsa verso l'est ha fine. Mi dirigo a nord-ovest costeggiando il confine con Ucraina e Moldavia.
Le strade adesso, allontanandosi dal Mar Nero, sono veramente disastrose. Non esistono arterie veloci, si passa all'interno di una miriade di paesi e paesini che si susseguono senza soluzione di continuità.
L'asfalto è un gruviera riparato più e più volte. Mi lamento sempre dello stato d'abbandono delle strade italiane, ma qui la situazione è di gran lunga peggiore, la schiena ti si spezza. Fortunatamente i vari paesini sono interessanti ed ognuno ha almeno un nido di cicogne sui pali accanto alla strada. Sono centinaia.
In alcuni centri abitati c'è un'alta concentrazione di Rom. Le donne hanno lunghe trecce che portano sul davanti.
Dopo varie ore di guida, nel pomeriggio arrivo nell'estremo nord-est per visitare i principali Monasteri Dipinti. Le regioni sono la Moldova o Moldavia e la Bucovina. I monasteri risalgono al 15mo e 16mo secolo periodo in cui queste regioni dovettero reggere l'urto dell'impero Ottomano. Alcuni dei più famosi hanno la caratteristica di avere anche le pareti esterne completamente e riccamente dipinte. Le pitture esterne sono in qualche caso perfettamente conservate nonostante il clima gelido e piovoso di queste zone e regalano uno spettacolo unico, un po' come il Monastero di Rila in Bulgaria, ma lì le pitture esterne hanno la protezione di ampi portici a volta. Alla fine visito i sei più importanti in quest'ordine: Varatec, Agapia, Neamt, Voronet, Arbore e probabilmente il più bello Sucevita.
Sulla cartina del viaggio potete vedere dove si trovano con esattezza. Riesco a vederli tutti prima del buio e della chiusura. Si paga per le foto, le monache non transigono nemmeno se si arriva 5 minuti prima della chiusura come è successo a me nell'ultimo. Inoltre è comunque vietato fotografare gli interni, è bene saperlo.
Mentre mi sposto tra i Monasteri che sono distanti tra loro anche varie decine di chilometri noto che l'architettura risente fortemente dell'influsso russo. Il confine con il cuore dell'Ucraina è veramente a due passi.
L'indomani lunga discesa a sud-ovest per la Transilvania. Piccolo giro a Sighishoara piccola, carina, turistica che, se non vi interessano souvenir vampireschi peraltro acquistabili anche altrove o visitare la casa natale del Conte Vlad Tepes altrimenti detto Dracula, è evitabile.
A questo proposito c'è da sottolineare come Vlad sia considerato un eroe della Romania avendo combattuto per proteggere la Transilvania dai Turchi e quindi non è ben vista la successiva sovrapposizione fantasiosa del Conte Dracula operata da Bram Stoker. Sovrapposizione però che viene commercialmente e turisticamente sfruttata fino alla nausea.
Ancora a sud su una splendida secondaria con interessantissimi villaggi. E' la zona dei villaggi Sassoni fortificati. Le prime popolazioni Sassoni si stabilirono qui fin dal 1100 d.c., ma fu solo nel 15mo secolo che fortificarono i villaggi per resistere ai Turchi e le chiese furono dotate di alte torri d'avvistamento e difesa. Notevole quella incontrata nel villaggio di Netus.
Più a sud, mentre percorrevo pessime sterrate cercando una segnalata ma ormai inesistente chiatta per attraversare il fiume Olt, mi crolla la marmitta. Mi fermo immediatamente. Si è spezzata una precedente saldatura. La macchina non ha problemi, ma devo tirar su la marmitta che striscia per terra ed andrebbe in mille pezzi costringendomi a doverla cambiare (cosa che potrebbe richiedere giorni di attesa per il pezzo). Ci provo con delle fascette plastiche che ho con me, ma è difficile perché sdraiato a terra riesco ad arrivare al punto solo con una mano. Sono in una secondaria, meglio dire un sentiero poco battuto, comunque passa un'altra auto che fermo e in due in 5 minuti riusciamo a mettere due fascette. Posso ripartire. Senza marmitta l'Ammiraglia romba come una formula uno. Arrivo dopo poco su una grossa arteria e, chiedendo ad un benzinaio e ad uno sfasciacarrozze, trovo un centro riparazioni dove c'è tutto dal carrozziere all'elettrauto, al meccanico, ecc. Visto il rumore non c'è nemmeno bisogno di spiegare di cosa ho bisogno. Comprendendo l'attesa, il lavoro di saldatura sull'auto, il pagamento (20 euro che è tanto, ma va benissimo) perdo si e no 20 minuti e sono di nuovo operativo. Ho fatto anche dare un'occhiata generica a freni, olio ed altro.
L'Ammiraglia è ok, queste sono sciocchezze. Le auto adesso hanno sempre più elettronica e quando si ha un guasto, anche piccolo, l'auto si ferma e non c'è nulla da fare. L'Ammiraglia, come dico sempre, con una martellata la metti a posto e soprattutto continua ad andare, ovviamente a meno di fondere il motore… Non è un caso che non mi ha mai lasciato a piedi.
Riprende il viaggio.
A pochi chilometri c'è l'inizio della strada più famosa della Romania, molto nota anche all'estero dato che è stata votata come la strada più bella del mondo. Una esagerazione, ma vale la pena farla. La Transfagarasan Road, questo è il nome, fu voluta da Ceausescu.
Io accedo da nord ed in 35 km di cui solo 22 di salita arrivo al Lago Balea, a poco oltre 2000 metri. Panorama spettacolare e laghetto splendido, ma la presenza di molti turisti e di frotte di bancarelle e venditori impedisce al luogo di sprigionare qualunque incanto.
Faccio una sosta, mi allontano dalla massa e pranzo. La discesa dall'altra parte che inizia con un lungo tunnel, sempre verso sud, è tutt'altra cosa. Mi considero un instancabile guidatore, ma gli 85km in discesa fino a Curtea de Arges sono infiniti. Un'unica curva in cui il volante sta dritto solo nel passaggio da una sterzata a destra ed una a sinistra, ci metto un tempo spropositato e se non stessi guidando mi si rivolterebbe lo stomaco. Strada però assolutamente spettacolare dentro un meraviglioso bosco. Mentre il busto dondola a destra e sinistra seguendo le curve, costeggiando il Lago Vidraru, l'incontro e l'episodio più importante dell'intero viaggio. Un camion che viaggia in senso opposto è fermo ad una curva davanti a me e mi costringe a fermarmi. All'inizio non capisco perché non si muove, poi li vedo. Un'orsa con due piccoli è a bordo strada.
Tiro su il mento che è crollato spalancandomi la bocca e butto all'aria tutto per la fretta di prendere l'attrezzatura fotografica. Avevo preventivato un incontro del genere in Serbia e non qui, sono veramente e felicemente sorpreso. Il trio attraversa la strada e si ferma sul lato opposto dove c'è uno slargo per la sosta con panchina e secchio dei rifiuti. Fotografo a raffica per paura che se ne vadano velocemente rituffandosi nel verde, invece si fermano e gironzolano allo scoperto. I piccoli giocano e la madre mi guarda e si avvicina,
poi torna indietro e va dai piccoli e per qualche minuto sta con loro. Per adesso non c'è nessun altro ed il camion è andato via. E' evidentissimo che purtroppo l'Orsa è abituata ad ottenere cibo dall'uomo. Dopo qualche minuto passano altre auto e tutti chiaramente si fermano. L'Orsa continua ad essere assolutamente tranquilla nonostante i piccoli e le auto vicine. Sono distante una decina di metri e scendo dall'auto osservando sempre il comportamento dell'Orsa. Nulla, nessuna reazione. Mi allontano dall'auto con lo sportello aperto, ma pur avvicinandomi leggermente per scattare meglio faccio sempre in modo di stare dall'altra parte dei piccoli rispetto all'Orsa per non far pensare ad un pericolo. Probabilmente e purtroppo è un'accortezza inutile, l'Orsa non fa una piega e continua tranquilla a gironzolare guardando gli altri automobilisti e me. Riesco a fare gli scatti che voglio anche perché ad un certo punto sembra quasi mettersi in posa con uno dei piccoli proprio per me.
Quando ormai ci saranno una decina di auto ferme, risalgo e me ne vado. Mentre c'ero io nessuno ha lanciato cibo, ma come appreso al parco Tara in Serbia anche qui potrebbero esserci delle zone di feeding istituzionalizzate per tenere gli Orsi lontano dagli animali d'allevamento.
Passata la scarica di adrenalina, arrivo poco dopo sotto al Castello Poenari, vera residenza del Conte Vlad alias Conte Dracula. Ci sono 1500 gradini, non se ne parla. Da Curtea de Arges mi dirigo nuovamente a nord direzione Brasov, ma fa buio e quindi prendo una stanza per la notte. Ormai il tempo a disposizione è finito e devo pensare al ritorno.
Al mattino, prestissimo, mi attende il Castello di Bran. Il falso castello di Dracula, più famoso però di quello vero, è ancora chiuso ma non è un problema perché non avevo intenzione di visitarlo.
Ora mi attende solo la lunga strada verso casa.
Fortunatamente da Brasov la strada verso l'ovest è buona ed anzi dopo un po' di chilometri entro nella migliore autostrada rumena che mi porta al confine con l'Ungheria. Formalità di confine veloci. Le strade ungheresi che percorro fino al confine con la Croazia sono così perfette, senza traffico e niente affatto tortuose che, pur non essendo autostrade ci metto pochissimo. Entrato in Croazia approfitto della fortunata casualità che praticamente tutta la nazione è davanti al televisore a vedere credo la semifinale dell'Europeo di calcio a cui incredibilmente la squadra croata si è qualificata. Attraverso paesi e villaggetti praticamente vuoti. Alla fine della partita sono ormai al confine sloveno. Mi sento bene e decido di continuare ad oltranza fino a casa. Dovrò solo fermarmi un'oretta a riposare poco dopo l'ingresso in Italia e l'indomani mattina sono a casa.
L'Ammiraglia non ha sofferto minimamente la cavalcata ininterrotta dalla Transilvania, anzi l'impressione è di una maggiore fluidità di movimento, come se in questi 7400 chilometri fatti in due settimane si fosse solo sgranchita le ossa. Beata lei, io mi devo assolutamente riposare.
FINE
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
BULGARIA 2
La frontiera che attraverso è minore come importanza e grandezza e non sempre aperta. Non lo sapevo. Apre alle 9:00 e fortunatamente ci arrivo solo con mezzora di anticipo. Le formalità all'inizio procedono speditamente. Dopo un paio di sportelli, quando credo di aver finito, capisco che la procedura più lunga riservata a me soltanto, probabilmente proprio perché soggetto anomalo non ben identificabile nelle intenzioni, prevede qualcosa di inaspettato. Mi fanno portare l'auto dietro gli uffici e mi spiegano che l'auto sarà passata ai raggi X. Devo scaricare ogni cosa e posizionarla sopra una piattaforma. Una grossa struttura simile ad una grossa cornice viene fatta scorrere attorno all'auto per tutta la sua lunghezza e ci si deve allontanare per le radiazioni, un po' come in sala lastre. Finito e verificato che l'Ammiraglia non nasconde nulla, ricarico tutto ed i turchi mi lasciano andare. Cento metri e c'è il controllo bulgaro, sono in Comunità Europea e perciò per me è semplice e veloce. La cosa inaspettata è che tutte le auto, non solo la mia, vengono fatte passare in un piccolo tunnel tipo car wash dove degli ugelli provvedono a spruzzare del liquido disinfettante. Costo fisso ed obbligatorio di 3 euro. Mah…
La Vignette comprata entrando dalla Serbia è ancora valida.
Dopo questa scannerizzata e disinfettata percorro tutto il tragitto fino al confine con la Romania facendo un'unica sosta in una spiaggia selvaggia del Mar Nero trovata alla fine di un bosco grazie alla mia Maps.me.
Un bagno rinfrescante nelle acque blu del Mar Nero, fa caldo, mi fa scoprire qualcosa che non sapevo. L'acqua è praticamente dolce e la salinità è invece molto alta dai 150 metri in giù arrivando a livelli da non consentire la vita. Le due masse d'acqua provenienti dai grandi fiumi per primo il Danubio che qui ha la foce e dal mediterraneo, non si mescolano e quella salata più pesante resta in basso. Praticamente ho fatto una doccia e ci voleva.
La presenza di molti affollatissimi acquapark uno più gigantesco dell'altro non testimonia certo a favore della bellezza del mare che comunque mi è sembrato accettabile.
Altre soste veloci per immortalare nidi di cicogne che via via che procedo verso la Romania diventano sempre più frequenti.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
TURCHIA
Questo è il confine più serio di tutti.
Non solo abbandono nuovamente l'Unione Europea, ma proprio l'Europa. Il mio vecchio libretto dell'auto è quello che crea più problemi, viene anche chiamato un superiore in grado che se lo rigira in mano controllando ed annotando al computer non so cosa. Probabilmente non ne hanno mai visto uno così, d'altronde quante auto italiane vecchie una trentina d'anni saranno transitate da questo confine? Alla fine viene dato l'ok, non senza aver prima controllato se la carta verde prevede la Turchia (in caso contrario proprio al confine si può stipulare una assicurazione auto temporanea). Comunque la mia ha perfino l'Iran.
Sono formalmente in Asia. Cellulare italiano messo via e sim turca acquistata sempre al primo distributore (anche questa per turisti ed anche questa come in Serbia mi è durata per tutto il tempo che sono rimasto). Altro cambio valuta, ora passo alla Lira Turca. Costo benzina in caduta libera a meno di un euro al litro, una pacchia. Perdo un sacco di tempo per l'acquisto della Vignette perché è esaurita in vari punti. Funziona in modo completamente diverso dalle altre che erano settimanali, qui è praticamente una ricaricabile e quando esci dall'autostrada o altri tratti a pagamento come i ponti sul Bosforo, ti viene scalata la cifra fino ad esaurimento. Quando ho fatto è piuttosto tardi.
Diretto ad Istanbul, non ho tempo per altro. Passo da Edirne dove ho lisciato per una o due settimane un evento unico che mi avrebbe certamente fatto fermare: il più grande torneo di lotta turca (lottatori cosparsi d'olio che lottano nella polvere) per il quale ogni anno si ritrovano qui i migliori campioni del paese. Peccato.
Istanbul. Dato il numero certamente elevatissimo di lettori che c'è stato e la sua universale fama turistica non mi dilungherò a scriverne. Tratterò solo di impressioni e di cosa mi ha colpito. E' la prima volta e certamente non sarà l'ultima. Ho sempre detto che le città non mi interessano, ma ci sono delle eccezioni ed Istanbul rientra pienamente in queste. Potrei starci una settimana semplicemente a girovagare e non mi stancherei.
L'ingresso da nord via terra permette un impatto immediato con la vastità della megalopoli. Moderni complessi sono di dimensioni ciclopiche ed alcune ricordano l'immensa piramide visibile nei panorami futuristici di “Blade Runner”. L'insieme però, a chilometri dal centro, resta gradevole alla vista. La pulizia è massima e la cura nell'arredamento urbano può fare invidia a nazioni poste a latitudini molto più vicine al polo, ma qui però, complice il clima, nulla è freddo ed asettico. Sempre nella lontana periferia il traffico è già caotico e c'è gente in giro ovunque, la massa di 15 milioni di persone si percepisce prepotentemente. Resterò tre notti in un quartierino miracolosamente sfuggito alle ruspe vicino alla stazione di Yenikapi capolinea di una linea della metropolitana, sul mare. Ottima posizione.
L'Ammiraglia resta tre giorni in un parcheggio custodito 24H a soli 2 euro al giorno, nulla. La riprenderò solo un pomeriggio per attraversare il bosforo e portarla sul suolo asiatico anche geograficamente e non solo politicamente.
Le moschee più conosciute, Santa Sofia e Azzurra, mi hanno parecchio deluso negli interni mentre le magnifiche strutture di entrambe sono difficilmente apprezzabili appieno per l'impossibilità di trovare un punto di osservazione da cui ammirarle nel loro complesso.
La massa dei turisti ne azzera completamente la sacralità. Molto più godibile è stata la visita alla buia e sotterranea Cisterna Basilica.
All'interno molti turisti non resistono alla tentazione di farsi immortalare in abiti da Sultano ed Odalisca.
Il palazzo Topkapi, dove non ho potuto ammirare il celebre pugnale perché in restauro, mi ha fatto pensare all'Alhambra che a parer mio lo supera non di poco in ricchezza e bellezza architettonica.
Ho esplorato altre grandi moschee e sono stato ripagato da luoghi veramente splendidi sia internamente che esternamente, vere, vissute minuto per minuto e senza turisti in cui la sacralità ed il rapporto quasi di proprietà personale che hanno i musulmani verso i loro luoghi di culto era nettamente percepibile. Enormi spazi in cui, fianco a fianco, sugli immensi tappeti stavano fedeli in preghiera, altri addormentati, altri in conversazione, in piedi, in ginocchio, sdraiati, bambini che giocavano senza vociare ed un flusso continuo di persone che entravano ed uscivano. Era casa loro, la trattavano come casa loro, la casa di tutti. Mi sono mischiato anch'io e sono stato sdraiato a cercare uno scatto complicato per una buona mezzora nel bel mezzo dello spazio. Cito solo quella a mio giudizio più interessante, la Moschea di Fatih.
Ad Istanbul ho finalmente mangiato in un paio di ristoranti, con i tavolini per strada, nella confusione e sempre benissimo ed a costi irrisori.
Mangiare in giro è poi un piacere e si trova di tutto, dalle pannocchie bollite o arrosto a dolciumi fritti vari. Cito ad esempio l'Halka Tatlisi, una ciambella fritta croccante assolutamente irresistibile.
Scoperta casualmente segnalo una pasticceria secolare (1879), situata sotto la collina dove sorge il Topkapi poco oltre l'ingresso del parco Gulhane, che si chiama Osmanlizadeler ed è assolutamente da non perdere.
Provate l'Ashura o dolce del decimo giorno, una sinfonia per il palato.
Due parole due sul Gran Bazar che è assolutamente da visitare, ci sono stato due volte, ma alla lunga stanca.
Segnalo invece tutta la zona dal Gran Bazar verso il mare ed il quartiere Yenikapi dove ho alloggiato. E' un grande mercato a cielo aperto non per turisti in cui si trova di tutto e dove la vera anima di Istanbul potrebbe rivelarsi, se si osserva con attenzione e rispetto, anche ad un estraneo.
Dopo tre notti e due giornate piene e finalmente prive della pioggia che mi aveva seguito fin dalla Slovenia, mi rimetto in moto verso il Mar Nero. Alle prime luci, per cercare di evitare il caos di Istanbul, l'Ammiraglia mi porta prima a nord e poi ad est verso un altro confine turco-bulgaro poco distante da Burgas.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
BULGARIA
Al confine la situazione è più meno identica a quella dell'ingresso in Serbia. L'ingresso in Bulgaria significa rientrare in Comunità Europea. Il mio normale telefono riprende a funzionare con sim italiana. Nuovo cambio valuta, adesso passo alle Leva. La benzina sempre meglio 1,1 euro/litro. Devo acquistare la Vignette per le autostrade, non ci sono caselli.
Non distante dal confine c'è Sofia dove mi fermo per la notte. Arrivo più tardi del previsto e mi precipito in centro per cercare di vedere l'unica cosa che mi attira, la Cattedrale Aleksander Nevski forse l'edificio più famoso di tutta la Bulgaria.
Non è antica essendo stata costruita a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 in memoria delle centinaia di migliaia di russi morti per liberare la Bulgaria dal dominio turco. Quando arrivo ho la sorpresa che sta per chiudere. Non mi sono ricordato che ho perso un'ora entrando in Bulgaria, è cambiato il fuso orario. Riesco ad intrufolarmi (pagando comunque) per cinque minuti. L'interno, come capiterà altre volte in altre chiese o moschee, non è all'altezza della maestosità dell'esterno.
Se non fossi riuscito ad entrare non sarei comunque ritornato domattina, Sofia non avevo previsto di visitarla ed è una decisione giusta, almeno per me. Sofia, ma potrei estendere la cosa a tutta la Bulgaria da me visitata con la sola parziale eccezione forse delle zone più turistiche sul Mar Nero, appare degradata e trascurata, palazzi grigi, poca vitalità, una sensazione di brutto e sporco insieme. La giornata non soleggiata e piovigginante non aiuta, ma anche l'Hotel restituisce la stessa impressione ed a dispetto della grandezza della struttura la stanza è sporca, anche il bagno, i muri scrostati, tendine più crollate che rotte. Domattina vado via senza rancori.
Monastero di Rila. Nuovamente fuori dalla mia rotta principale, ma il luogo in cui vado è imperdibile trovandomi in Bulgaria. Strada agevole. Immediatamente ho la sensazione che la scelta di venire qui è stata corretta. Il monastero è immerso in una splendida foresta al momento grondante di pioggia, che continua ad accompagnarmi, e per questo ancor più intrigante e fiabesca.
La struttura originale risale al 900 d.c. e fu fortemente restaurata nel 15mo secolo. Le pitture murali esterne della chiesa che si trova al centro dell'intero complesso sono spettacolari ed in ottimo stato di conservazione.
La pioggia battente aumenta il fascino, la sacralità e l'atmosfera del luogo. Mi aggiro anche in zone interdette al pubblico, ma c'è pochissima gente, è presto e quindi nessuno fa caso a me.
Dopo aver sostato per più di un'ora, mi rimetto in marcia. Direzione Turchia. Consulto mappe e navigatori miei ed online e tutti mi suggeriscono di ritornare a nord a Sofia (più di 100km) invece di tagliare per l'interno e di riprendere lì l'autostrada per il confine. Guardando la cartina sembra un assurdo giro inutile, ma il pessimo tempo atmosferico ed il ricordo delle strade interne serbe mi fanno seguire i consigli e torno indietro verso nord per poi dirigermi nuovamente a sud-est in direzione del punto più a sud del viaggio.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
SERBIA
Ecco la prima vera frontiera. I doganieri croati sono molto più attenti dei loro colleghi al confine sloveno e stavolta controllano anche i documenti dell'auto. Tutto abbastanza veloce soprattutto quando vedono che sono italiano. Dalla parte serba, invece, perdo più tempo soprattutto per l'auto. Fanno più verifiche online e registrano molti dati prendendoli dal libretto. Inoltre vogliono vedere la carta verde (valida anche in Serbia). Alla fine il tutto mi ferma, comprese code, per poco più di mezzora.
Sono fuori dalla Comunità Europea. Al primo distributore compro una Sim fatta apposta per gli stranieri con minuti e dati (4GB) a prezzo molto basso e che non ha avuto bisogno di essere ricaricata. Pur aiutato non riuscivo ad attivarla sul mio usuale cellulare, ma proprio per queste evenienze mi ero portato il cellulare eccezionale comprato in Australia (Un viaggio in solitaria – Australia). Con quello non ho avuto problemi. Le autostrade, pochissime, come in Croazia hanno i caselli e si paga in moneta locale. Nuovo cambio: Il Dinaro serbo. Prezzo benzina sempre più basso 1,2 euro/litro.
Adesso posso prenotare online nella vicina Belgrado. Stanza in Hotel con bagno privato 10 euro circa. Arrivo che inizia a far buio. Zona centrale, ma strada inquietante ed isolata sul retro di una stazione ferroviaria con vagoni abbandonati e cani randagi. All'inizio non sono tranquillo, ma dopo essermi sistemato ed aver parlato a lungo con il proprietario (in un serbo-croato-inglese-italiano incredibilmente comprensibile ad entrambi) della sicurezza del luogo e del parcheggio, mi rassegno più o meno convinto che non succederà nulla nonostante io sia l'unico occupante della struttura che è ad un piano con una enorme sala ristorante per ricevimenti che vorrebbe sembrare lussuosa ed è solo pacchiana.
Belgrado. Una vera metropoli con un milione e mezzo di abitanti che, a differenza di altre, mi incuriosisce. Teatro di guerra e bombardamenti a due passi dall'Italia solo pochissimi anni fa è stata prima la capitale della ex-Jugoslavia. Queste ed altre realtà ne fanno per me elemento di forte curiosità. Esco a piedi e prendo anche vari mezzi di superficie. L'intenzione è quella di tastare il polso, verificare il battito di questa incognita e dei suoi abitanti. Una città molto vivace a dispetto del passato recente.
Non scorgo che raramente segni dei bombardamenti e l'impressione generale è di persone che cercano di lasciarsi alle spalle il passato e sono felicemente proiettate verso il futuro. Una città ora occidentale che vuole sempre più essere occidentale, ma mantenendo però quelle peculiarità che provengono dalla sua lunga e secolare storia.
I due grossi fiumi navigabili che qui mischiano le loro acque, Sava e Danubio, le conferiscono una forte personalità.
Visito la Kalemegdan Citadel ed il Mausoleo di Tito. La prima è una vasta roccaforte da cui si domina lo scontro delle acque dei due grandi fiumi cittadini. All'ingresso, nel fossato, una ampia esposizione di armi di varie epoche, fino a moderni missili. Un monito? Un modo per non dimenticare la stupidità umana? Un vanto? Mah. Vedo una coppia che fotografa il proprio bambino sotto i missili e poi si fa dei selfies sempre con questi come sfondo… L'uomo ha molte mancanze ed una delle più terrificanti è quella di non sorprendersi mai della propria imbecilllità.
Ciò che nella cittadella mi suscita maggiore interesse è la commistione degli stili romano ed ottomano perpetuata dai rifacimenti asburgici e turchi del 18mo secolo. Qui oriente ed occidente si sono incontrati, scontrati e sovrapposti per millenni.
Infatti, procedendo verso sud-est è qui in Serbia che si incontrano i primi segni evidenti del mondo arabo e queste costanti ed evidenti variazioni fino alla Turchia, unitamente a quelle verso l'est russo osservate successivamente spostandomi fino ai confini con l'Ucraina, hanno costituito una delle più interessanti caratteristiche di questo viaggio.
Il Mausoleo di Tito invece è meno interessante almeno visivamente, molto sobrio e piccolo.
Particolare è l'esposizione delle staffette (come quelle dell'atletica) che venivano realizzate nelle forme più disparate e regalate a Tito nel segno del legame tra il popolo ed il suo leader. Sono centinaia.
Per finire un salto al Tempio di San Sava, la chiesa ortodossa più grande dei balcani e la seconda al mondo che troneggia su Belgrado.
Nel pomeriggio, già stanco di città, dopo aver deciso di pernottare nuovamente nello stesso Hotel, mi dirigo a nord verso Novi Sad senza uno scopo preciso, solo per esplorare un po'. Si viaggia in una piana immensa e variamente coltivata con una netta predominanza di magnifici girasoli.
Affascinato, esco dall'autostrada all'altezza di Indija per qualche foto e mi imbatto in un paesino rurale, Novi Karlovci, con antiche casette risalenti anche all'inizio del secolo scorso.
E' un salto nel tempo. Una chiesa dai ricchi interni,
anziane in abiti tradizionali chiaramente alla fine di una giornata di lavoro, poche auto. L'impressione è di un luogo chiuso in se stesso senza consapevolezza del mondo esterno e non intaccato dalle recenti trasformazioni della Jugoslavia in Serbia e dalla guerra civile.
Arrivo a Novi Sad e sono sorpreso da una cittadina molto viva e moderna con splendidi scorci sul Danubio che la attraversa.
Qualche giro e con il buio ritorno a Belgrado.
Tara National Park. Mi allontano all'alba dalla capitale e mi dirigo a sud-ovest lontano dal mio percorso principale, a ridosso del confine con la Bosnia ed Erzegovina. Il Tara NP ha per me due attrattive importanti. Ho abbandonato le grandi arterie (pochissime) di comunicazione e mi immergo nella Serbia reale. Le strade sono pessime e tortuose (nulla però in confronto a ciò che mi aspetta in Romania), ma percorribili. La pioggia non aiuta di certo ed impiego una vita per percorsi relativamente brevi. Visto ciò prenoto online per due notti una isolatissima villetta nelle vicinanze del parco che si rivelerà, per i miei gusti, l'alloggio più bello di tutto il viaggio. Solo 15 euro/giorno ed ha ben 5 posti letto. La tenda nel bagagliaio può riposare tranquilla.
Passando per Valjevo faccio una breve sosta. La cittadina è particolarmente interessante perché presenta una caratteristica non comune, quella di avere due centri storici, uno più antico in stile orientale ed uno più recente in stile europeo pensato nel 19mo secolo. Il primo è l'unico che mi interessa. Il quartiere si chiama Tesnjar, ha strade irregolari in acciottolato e qualche edificio è in precario stato di conservazione, è turistico ma ci passeggio sotto la pioggia e con i molti negozi e ristoranti chiusi, l'atmosfera che emana è percepibile.
Quando arrivo all'alloggio prenotato la mattinata è già finita. Una breve sterrata mi conduce alla casa. Nella nebbia, che mi farà compagnia per due giorni, sotto la pioggia, tra prati e foresta, in alto su una collina, con solo un paio di altre costruzioni disabitate nel raggio visivo, sono meravigliosamente fuori dal mondo almeno da quello degli umani. Sulla mappa troverete punto esatto e nome.
I cordialissimi proprietari non abitano lì e quando se ne vanno resto in un silenzio surreale ad osservare dalle ampie finestre la nebbia che ovatta prati e foresta. Devo scuotermi ed impormi di uscire perché ho ancora il pomeriggio a disposizione e parecchio da vedere. C'è un bel fresco e mi hanno lasciato molta legna per alimentare una bella e potente stufa in ghisa che utilizzerò più per l'atmosfera che per reale necessità, ma in ogni caso le notti dormirò sotto un pesante piumone. Con i proprietari ho chiacchierato cordialmente per un po' e già mi hanno dato molte informazioni, mi hanno offerto un liquore locale ed io ho ricambiato con il mio caffè italiano.
Vado a Bajina Basta dove c'è il primo motivo del mio essere qui. Una casetta di legno è costruita su uno scoglio in mezzo al fiume, la Drina, che ogni tanto la distrugge ed il proprietario si ostina a ricostruirla. Riesco a fare la foto che avevo in mente solo quando ormai la luce del giorno sta per finire.
Nell'attesa del momento giusto per lo scatto mi reco all'ufficio informazioni del Parco Tara. Il secondo scopo che mi sono prefisso è l'Orso Bruno europeo. Le notizie sono però sconfortanti da vari punti di vista. Ci sono “solo” una cinquantina di coppie non semplici da avvistare e questo sarebbe il meno. Apprendo che, nonostante sia un parco nazionale, con la motivazione di impedire gli attacchi al bestiame dei contadini della zona, ci sono due punti nel parco in cui regolarmente viene lasciato cibo per saziarli. In tali luoghi si può essere condotti da guide e c'è una maggiore probabilità di avvistarli e fotografarli e questo mi viene detto dall'impiegato, o volontario che sia, come se dovesse rallegrarmi.
Torno alla casa, accendo la stufa, mangio e mi metto a letto felicissimo della situazione ambientale, ma sconfortato da quanto ho appreso.
L'indomani decido di lasciar perdere guide e punti di feeding agli orsi e mi inoltro sulle sterrate malandate del parco Tara con la fedele Ammiraglia. Non incontrerò nemmeno un orso e nemmeno altri animali degni di nota, ma la giornata nel pieno della natura e la scoperta di splendidi e remoti angoli del parco sarà comunque assolutamente appagante.
Torno alla casa già nel pomeriggio per godermi la fine del giorno in un luogo incantato con il solo rumore della legna che arde.
Alle prime luci parto con l'intento di lasciare la Serbia, ma prima immortalo fotograficamente la tomba di due coniugi vicina ad una casetta probabilmente loro abitazione a poche centinaia di metri dal mio alloggio di questi giorni.
La strada che mi riporta verso la principale arteria autostradale serba è lunga ed ancora più problematica di quella percorsa arrivando da Belgrado. Le piogge continue degli ultimi giorni hanno allagato varie zone e spesso guido su asfalto pesantemente infangato. Ampie zone sono state chiuse al traffico, ma non dove passo io fortunatamente.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
CROAZIA
Primo confine effettivo. Poca fila. Sia al controllo sloveno che a quello croato, appena vedono il passaporto italiano mi fanno proseguire. Veloce e senza alcuna domanda. Come in Slovenia posso utilizzare il mio cellulare e la mia sim italiana essendo sempre in Comunità Europea, ma la Croazia non ha l'euro bensì la Kuna. L'euro è però accettato ovunque. Sulle autostrade ci sono i caselli e si paga come da noi. Al primo pago in euro e mi faccio dare il resto in kune, ma me lo avrebbero dato anche in euro. Prezzo benzina 1,4 euro/litro. Non molto dopo il confine ecco Zagabria. Non mi interessa, ma faccio una deviazione e giracchio un po'. L'impressione avuta su strada dopo aver lasciato la Slovenia è confermata dalla capitale. Organizzazione, pulizia, cura dei particolari e controllo sono sensibilmente più… umani e la cosa mi piace. Zagabria è molto più grande della capitale della Slovenia (Lubiana) ed è certamente più viva anche se sempre pacata, priva di eccessi. Anche qui mi trattengo pochissimo e mi rimetto in marcia, le mete per me più attraenti devono ancora arrivare. Direzione Serbia, sempre più ad Est. Il confine è lontano e per spezzare la monotonia dello spostamento autostradale, esco a Kutina perché leggo su un cartello di un Parco, il Lonjsco Polje. Ho fame e vorrei mangiare in mezzo alla natura oltre a voler esplorare qualcosa prima di abbandonare questo paese. Paesetti di campagna con una sequenza di case singole che sarebbe eccessivo definire villette, ma che sono comunque gradevoli alla vista. Seguendo stradine e sentieri che ho sulla mappa, mi infilo in una sterrata che fiancheggia un fiumiciattolo. Come sempre alla ricerca di avifauna non trovo nulla di interessante. Mangio una scatoletta di tonno con pane sloveno e torno all'autostrada.
Ripassando per Kutina, casualmente mi va l'occhio alla sommità di uno dei molti pali della luce che affiancano la strada e resto stupefatto. Un enorme nido fatto di frasche contiene due cicogne. Mi guardo intorno, ma i pochi che vedo in giro sembrano chiaramente più stupefatti della mia presenza e dell'Ammiraglia che delle cicogne. La presenza insolita sono io.
Resto almeno mezzora a scattare foto di un incontro che al momento mi era sembrato raro e che pian piano, soprattutto in Romania, diventerà così continuo e naturale da non farmi più fermare. In questo viaggio ho ammirato centinaia di cicogne. Molto soddisfatto di questa piccola deviazione esplorativa mi rimetto in marcia. Sempre Sud-Est.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
SLOVENIA
Entro in Slovenia dalla frontiera di Gorizia. Ormai è solo un cartello, non c'è nessuno. Mi fermo al primo distributore per comprare il bollino autostradale settimanale e fare il pieno. Non ci sono caselli. Prezzo benzina 1,3 euro/litro. Dopo poca strada ecco la prima tappa. Le grotte di Postumia. Resto colpito dalla perfetta organizzazione e dal fatto che tutto è curato nel dettaglio. Comprato il biglietto, si va all'ingresso all'ora stabilita e ci si mette nel gruppo dei turisti che parlano la tua lingua dove una guida dà le prime indicazioni su come comportarsi all'interno. Un gruppo alla volta si entra. 5 km di cui 3 circa percorsi su un piccolo trenino, il resto a piedi. C'è poco da dire, la fama mondiale che hanno non è casuale. Le formazioni di stalattiti e stalagmiti hanno 2 milioni di anni e non hanno ancora esaurito la crescita. Il trenino avanza e, nello sferragliare, l'alternanza di tunnel e di grandi caverne dalle volte alte come cattedrali lascia ammutoliti. Uscendo alla luce del sole, stanco per i chilometri di guida ininterrotta, prenoto online a Lubiana una stanza con bagno in comune. Ho con me una tenda che non userò mai dato che non ho mai speso più di 20 euro per notte.
Certo della notte, proseguo per il Predjama Castle poco distante. Una fortezza incastonata nella parete di un'altura e per questo assolutamente inattaccabile. E' del 1200, ma quasi completamente rifatto nel 16mo secolo.
Prima di andare alla stanza, un giro a Lubiana. Molto bella, perfetta, pulita, bei palazzi antichi, un senso di totale funzionalità… per me una noia mortale. Come sempre le città mi interessano pochissimo. Ninna.
All'alba mi dirigo a nord verso il Lago Bled, una delle località più famose della Slovenia, e le Alpi Giulie. Pioviggina e la temperatura è piacevole, ottimo. Panorami splendidi, la campagna è verdissima e ricca d'acqua e… sembra finta. Si alternano e si intersecano zone alberate e prati, ma dove si toccano il confine è netto, disegnato. I prati finiscono, perfetti, proprio sotto l'inizio delle macchie scure ed alte degli alberi che stanno tutti insieme non casualmente distribuiti, ma in un equilibrio perfetto di colori e masse e nessuno di quelli che proteggono il confine osa allungare un ramo verso l'altra parte nella paura forse di lasciar cadere qualche foglia che possa creare panico tra i fili d'erba. Niente sterpi, niente prati radi da cui possa vedersi la terra un po' fangosa sotto la pioggia, niente rami secchi. Qualcosa di simile alla Svizzera, ma qui inaspettatamente ancor più netto. Viaggio con la mia Ammiraglia in mezzo a tutta questa perfezione e pulizia, su strade immacolate quasi morbide, ed ho la sensazione di essere fuori posto, una stonatura in un noioso, ossessivo, ma orecchiabile valzer. Bled è quindi chiaramente il lago più “perfetto” che si possa immaginare. Il castello in alto, l'acqua, il verde, l'isolotto, persino gli edifici, la strada che lo costeggia, le dimensioni, tutto fiabesco, un incanto o un incantesimo? Non ho intenzione di fermarmi, ma solo di fare un giretto, qualche foto al volo. Non ci riesco. Per come è strutturata la strada non riesco in nessun modo ad accostare di lato per un minuto. Bloccherei lo scorrere perfetto e sincrono delle altre auto, sarei un pericoloso embolo immediatamente rilevato e certamente prontamente rimosso. I parcheggi sono abbastanza distanti dal lungo lago, ci provo di controvoglia, ma solo uno è quello giusto per un non residente. Lo trovo, ma non parcheggio. Vado via.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
Il viaggio
Partenza in piena notte per guidare rilassato e fresco (non ho aria condizionata) almeno fino al confine.
Le foto, come questa sopra, che non hanno alcun link sono fatte con il cellulare e di scarsa qualità.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
Le tappeL'itinerario era di massima ed ho deciso giorno per giorno, ma avevo due punti fermi che erano Istanbul ed il Delta del Danubio. Da quest'ultimo, nel sud della Romania, avevo intenzione di entrare anche in Ucraina costeggiando il Mar Nero per verificare le modalità di frontiera in un paese post-comunista con profonde divisioni politiche tra chi vuole entrare in Comunità Europea e chi restare nell'orbita russa. Non mi è stato possibile per mancanza di tempo.
L'AmmiragliaFord Fiesta 1100 benzina 1990 (carburatore), 444.000 km fatti (prima di partire), motore mai rifatto (solo le fasce), mai rimasto per strada ad attendere soccorsi, Italia percorsa letteralmente dall'Alpi alle piramidi decine e decine di volte. Gli aneddoti da raccontare in 28 anni di onoratissimo servizio (che non accenna a concludersi) si sprecano, ma li tralascio per non annoiare. Cito solo un episodio: partenza da Roma per andare a sciare in Trentino (cosa che faccio quasi ogni anno e sempre con l'Ammiraglia). A Firenze le fasce mi mollano e un pistone si riempie d'olio, dopo la fumatona l'auto va a tre cilindri ma cammina benino e quindi proseguo aggiungendo olio ad intervalli regolari, supero l'Appennino ed arrivo in Trentino, settimana di sciate, riprendo l'auto e torno giù a Roma dove la consegno al mio meccanico di fiducia. Come potete capire non un'auto con cui vado al lavoro e stop, ma in ogni caso al di là di Austria, Svizzera e Francia non mi aveva mai portato. Meritava un regalo.
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gianlucavasta
Mar 13, 2019
Quest'estate ho deciso su due piedi di montare in auto (l'Ammiraglia) ed esplorare e verificare stati e confini dell'Est Europa. Ai paesi citati ci sarebbe da aggiungere anche l'Ungheria che però ho solo attraversato senza soste al ritorno. Complessivi 7400 km. A differenza dei precedenti viaggi non c'è stato racconto in diretta mentre viaggiavo e mi accingo solo ora a fornire un resoconto. Perché? Innanzitutto la limitata durata (due settimane) ed il fatto che gli stati che avrei toccato fossero relativamente vicini e conosciuti a molti potenziali lettori erano due fattori che non mi stimolavano particolarmente. Il viaggio stesso era nelle intenzioni più che altro un test per la mia Ammiraglia. Per cosa è prematuro dirlo. Nonostante il pochissimo tempo dedicato alla preparazione le due settimane si sono rivelate interessanti al punto da farmi decidere questo resoconto a posteriori.
A questo link di Google Maps potete visualizzare la strada fatta. La mappa è abbastanza precisa e rende bene l'idea. MAPPA
Questo terzo “Viaggio in solitaria” non diventerà un libro, non c'è stato il live ed è breve. Infatti ho potuto preparare tutto in poco tempo. Buona lettura.
ROMANIA
Il confine con la Romania non crea alcun ritardo o problema, resto in Comunità Europea anche se ancora una volta cambio moneta, il Leu. Telefono italiano e prezzo benzina che risale a 1,2 euro/litro. Acquisto dell'ennesima vignette. Continuo a costeggiare il Mar Nero. Mentre il sole tramonta l'Ammiraglia taglia campi immensi da cui sbocciano distese di pale eoliche.
Guido rilassato in questo vuoto paesaggio e prenoto una stanza proprio davanti ad uno dei molteplici rami in cui si divide il Danubio formando l'immenso delta. Nufaru, ad est di Tulcea, praticamente al confine con l'Ucraina. Arrivo che è già buio inoltrato. Il proprietario parla italiano perchè come molti altri rumeni ha lavorato per anni in Italia. Organizzo immediatamente per l'indomani pomeriggio un lungo giro in barca con il figlio.
La mattina dopo molto presto mi reco alla vicina Tulcea da dove riesco ad aggregarmi ad un tour turistico sul delta in barca. Poco adatto alle mie esigenze fotografiche, ma voglio vedere il più possibile in quest'unica giornata qui.
Entrambe i giri confermano che anche il miglior luogo d'Europa naturalisticamente parlando non può competere in quanto ricchezza di animali ed avifauna con altri luoghi di altri continenti. Chiaramente il Delta del Danubio resta un luogo incantevole e meraviglioso da visitare. La giornata passata interamente fra i suoi canali è una bellissima esperienza, ma i risultati fotografici non sono entusiasmanti e tranne che per il Pellicano Bianco Europeo non avvisto specie non ancora fotografate in altri luoghi. Come sempre la cosa cambierebbe restando qui molto di più in momenti dell'anno migliori, ma non è il mio modo di fotografare dato che al primo posto resta sempre il viaggio e la casualità degli incontri.
Riparto come sempre all'alba. La corsa verso l'est ha fine. Mi dirigo a nord-ovest costeggiando il confine con Ucraina e Moldavia.
Le strade adesso, allontanandosi dal Mar Nero, sono veramente disastrose. Non esistono arterie veloci, si passa all'interno di una miriade di paesi e paesini che si susseguono senza soluzione di continuità.
L'asfalto è un gruviera riparato più e più volte. Mi lamento sempre dello stato d'abbandono delle strade italiane, ma qui la situazione è di gran lunga peggiore, la schiena ti si spezza. Fortunatamente i vari paesini sono interessanti ed ognuno ha almeno un nido di cicogne sui pali accanto alla strada. Sono centinaia.
In alcuni centri abitati c'è un'alta concentrazione di Rom. Le donne hanno lunghe trecce che portano sul davanti.
Dopo varie ore di guida, nel pomeriggio arrivo nell'estremo nord-est per visitare i principali Monasteri Dipinti. Le regioni sono la Moldova o Moldavia e la Bucovina. I monasteri risalgono al 15mo e 16mo secolo periodo in cui queste regioni dovettero reggere l'urto dell'impero Ottomano. Alcuni dei più famosi hanno la caratteristica di avere anche le pareti esterne completamente e riccamente dipinte. Le pitture esterne sono in qualche caso perfettamente conservate nonostante il clima gelido e piovoso di queste zone e regalano uno spettacolo unico, un po' come il Monastero di Rila in Bulgaria, ma lì le pitture esterne hanno la protezione di ampi portici a volta. Alla fine visito i sei più importanti in quest'ordine: Varatec, Agapia, Neamt, Voronet, Arbore e probabilmente il più bello Sucevita.
Sulla cartina del viaggio potete vedere dove si trovano con esattezza. Riesco a vederli tutti prima del buio e della chiusura. Si paga per le foto, le monache non transigono nemmeno se si arriva 5 minuti prima della chiusura come è successo a me nell'ultimo. Inoltre è comunque vietato fotografare gli interni, è bene saperlo.
Mentre mi sposto tra i Monasteri che sono distanti tra loro anche varie decine di chilometri noto che l'architettura risente fortemente dell'influsso russo. Il confine con il cuore dell'Ucraina è veramente a due passi.
L'indomani lunga discesa a sud-ovest per la Transilvania. Piccolo giro a Sighishoara piccola, carina, turistica che, se non vi interessano souvenir vampireschi peraltro acquistabili anche altrove o visitare la casa natale del Conte Vlad Tepes altrimenti detto Dracula, è evitabile.
A questo proposito c'è da sottolineare come Vlad sia considerato un eroe della Romania avendo combattuto per proteggere la Transilvania dai Turchi e quindi non è ben vista la successiva sovrapposizione fantasiosa del Conte Dracula operata da Bram Stoker. Sovrapposizione però che viene commercialmente e turisticamente sfruttata fino alla nausea.
Ancora a sud su una splendida secondaria con interessantissimi villaggi. E' la zona dei villaggi Sassoni fortificati. Le prime popolazioni Sassoni si stabilirono qui fin dal 1100 d.c., ma fu solo nel 15mo secolo che fortificarono i villaggi per resistere ai Turchi e le chiese furono dotate di alte torri d'avvistamento e difesa. Notevole quella incontrata nel villaggio di Netus.
Più a sud, mentre percorrevo pessime sterrate cercando una segnalata ma ormai inesistente chiatta per attraversare il fiume Olt, mi crolla la marmitta. Mi fermo immediatamente. Si è spezzata una precedente saldatura. La macchina non ha problemi, ma devo tirar su la marmitta che striscia per terra ed andrebbe in mille pezzi costringendomi a doverla cambiare (cosa che potrebbe richiedere giorni di attesa per il pezzo). Ci provo con delle fascette plastiche che ho con me, ma è difficile perché sdraiato a terra riesco ad arrivare al punto solo con una mano. Sono in una secondaria, meglio dire un sentiero poco battuto, comunque passa un'altra auto che fermo e in due in 5 minuti riusciamo a mettere due fascette. Posso ripartire. Senza marmitta l'Ammiraglia romba come una formula uno. Arrivo dopo poco su una grossa arteria e, chiedendo ad un benzinaio e ad uno sfasciacarrozze, trovo un centro riparazioni dove c'è tutto dal carrozziere all'elettrauto, al meccanico, ecc. Visto il rumore non c'è nemmeno bisogno di spiegare di cosa ho bisogno. Comprendendo l'attesa, il lavoro di saldatura sull'auto, il pagamento (20 euro che è tanto, ma va benissimo) perdo si e no 20 minuti e sono di nuovo operativo. Ho fatto anche dare un'occhiata generica a freni, olio ed altro.
L'Ammiraglia è ok, queste sono sciocchezze. Le auto adesso hanno sempre più elettronica e quando si ha un guasto, anche piccolo, l'auto si ferma e non c'è nulla da fare. L'Ammiraglia, come dico sempre, con una martellata la metti a posto e soprattutto continua ad andare, ovviamente a meno di fondere il motore… Non è un caso che non mi ha mai lasciato a piedi.
Riprende il viaggio.
A pochi chilometri c'è l'inizio della strada più famosa della Romania, molto nota anche all'estero dato che è stata votata come la strada più bella del mondo. Una esagerazione, ma vale la pena farla. La Transfagarasan Road, questo è il nome, fu voluta da Ceausescu.
Io accedo da nord ed in 35 km di cui solo 22 di salita arrivo al Lago Balea, a poco oltre 2000 metri. Panorama spettacolare e laghetto splendido, ma la presenza di molti turisti e di frotte di bancarelle e venditori impedisce al luogo di sprigionare qualunque incanto.
Faccio una sosta, mi allontano dalla massa e pranzo. La discesa dall'altra parte che inizia con un lungo tunnel, sempre verso sud, è tutt'altra cosa. Mi considero un instancabile guidatore, ma gli 85km in discesa fino a Curtea de Arges sono infiniti. Un'unica curva in cui il volante sta dritto solo nel passaggio da una sterzata a destra ed una a sinistra, ci metto un tempo spropositato e se non stessi guidando mi si rivolterebbe lo stomaco. Strada però assolutamente spettacolare dentro un meraviglioso bosco. Mentre il busto dondola a destra e sinistra seguendo le curve, costeggiando il Lago Vidraru, l'incontro e l'episodio più importante dell'intero viaggio. Un camion che viaggia in senso opposto è fermo ad una curva davanti a me e mi costringe a fermarmi. All'inizio non capisco perché non si muove, poi li vedo. Un'orsa con due piccoli è a bordo strada.
Tiro su il mento che è crollato spalancandomi la bocca e butto all'aria tutto per la fretta di prendere l'attrezzatura fotografica. Avevo preventivato un incontro del genere in Serbia e non qui, sono veramente e felicemente sorpreso. Il trio attraversa la strada e si ferma sul lato opposto dove c'è uno slargo per la sosta con panchina e secchio dei rifiuti. Fotografo a raffica per paura che se ne vadano velocemente rituffandosi nel verde, invece si fermano e gironzolano allo scoperto. I piccoli giocano e la madre mi guarda e si avvicina,
poi torna indietro e va dai piccoli e per qualche minuto sta con loro. Per adesso non c'è nessun altro ed il camion è andato via. E' evidentissimo che purtroppo l'Orsa è abituata ad ottenere cibo dall'uomo. Dopo qualche minuto passano altre auto e tutti chiaramente si fermano. L'Orsa continua ad essere assolutamente tranquilla nonostante i piccoli e le auto vicine. Sono distante una decina di metri e scendo dall'auto osservando sempre il comportamento dell'Orsa. Nulla, nessuna reazione. Mi allontano dall'auto con lo sportello aperto, ma pur avvicinandomi leggermente per scattare meglio faccio sempre in modo di stare dall'altra parte dei piccoli rispetto all'Orsa per non far pensare ad un pericolo. Probabilmente e purtroppo è un'accortezza inutile, l'Orsa non fa una piega e continua tranquilla a gironzolare guardando gli altri automobilisti e me. Riesco a fare gli scatti che voglio anche perché ad un certo punto sembra quasi mettersi in posa con uno dei piccoli proprio per me.
Quando ormai ci saranno una decina di auto ferme, risalgo e me ne vado. Mentre c'ero io nessuno ha lanciato cibo, ma come appreso al parco Tara in Serbia anche qui potrebbero esserci delle zone di feeding istituzionalizzate per tenere gli Orsi lontano dagli animali d'allevamento.
Passata la scarica di adrenalina, arrivo poco dopo sotto al Castello Poenari, vera residenza del Conte Vlad alias Conte Dracula. Ci sono 1500 gradini, non se ne parla. Da Curtea de Arges mi dirigo nuovamente a nord direzione Brasov, ma fa buio e quindi prendo una stanza per la notte. Ormai il tempo a disposizione è finito e devo pensare al ritorno.
Al mattino, prestissimo, mi attende il Castello di Bran. Il falso castello di Dracula, più famoso però di quello vero, è ancora chiuso ma non è un problema perché non avevo intenzione di visitarlo.
Ora mi attende solo la lunga strada verso casa.
Fortunatamente da Brasov la strada verso l'ovest è buona ed anzi dopo un po' di chilometri entro nella migliore autostrada rumena che mi porta al confine con l'Ungheria. Formalità di confine veloci. Le strade ungheresi che percorro fino al confine con la Croazia sono così perfette, senza traffico e niente affatto tortuose che, pur non essendo autostrade ci metto pochissimo. Entrato in Croazia approfitto della fortunata casualità che praticamente tutta la nazione è davanti al televisore a vedere credo la semifinale dell'Europeo di calcio a cui incredibilmente la squadra croata si è qualificata. Attraverso paesi e villaggetti praticamente vuoti. Alla fine della partita sono ormai al confine sloveno. Mi sento bene e decido di continuare ad oltranza fino a casa. Dovrò solo fermarmi un'oretta a riposare poco dopo l'ingresso in Italia e l'indomani mattina sono a casa.
L'Ammiraglia non ha sofferto minimamente la cavalcata ininterrotta dalla Transilvania, anzi l'impressione è di una maggiore fluidità di movimento, come se in questi 7400 chilometri fatti in due settimane si fosse solo sgranchita le ossa. Beata lei, io mi devo assolutamente riposare.
FINE
BULGARIA 2
La frontiera che attraverso è minore come importanza e grandezza e non sempre aperta. Non lo sapevo. Apre alle 9:00 e fortunatamente ci arrivo solo con mezzora di anticipo. Le formalità all'inizio procedono speditamente. Dopo un paio di sportelli, quando credo di aver finito, capisco che la procedura più lunga riservata a me soltanto, probabilmente proprio perché soggetto anomalo non ben identificabile nelle intenzioni, prevede qualcosa di inaspettato. Mi fanno portare l'auto dietro gli uffici e mi spiegano che l'auto sarà passata ai raggi X. Devo scaricare ogni cosa e posizionarla sopra una piattaforma. Una grossa struttura simile ad una grossa cornice viene fatta scorrere attorno all'auto per tutta la sua lunghezza e ci si deve allontanare per le radiazioni, un po' come in sala lastre. Finito e verificato che l'Ammiraglia non nasconde nulla, ricarico tutto ed i turchi mi lasciano andare. Cento metri e c'è il controllo bulgaro, sono in Comunità Europea e perciò per me è semplice e veloce. La cosa inaspettata è che tutte le auto, non solo la mia, vengono fatte passare in un piccolo tunnel tipo car wash dove degli ugelli provvedono a spruzzare del liquido disinfettante. Costo fisso ed obbligatorio di 3 euro. Mah…
La Vignette comprata entrando dalla Serbia è ancora valida.
Dopo questa scannerizzata e disinfettata percorro tutto il tragitto fino al confine con la Romania facendo un'unica sosta in una spiaggia selvaggia del Mar Nero trovata alla fine di un bosco grazie alla mia Maps.me.
Un bagno rinfrescante nelle acque blu del Mar Nero, fa caldo, mi fa scoprire qualcosa che non sapevo. L'acqua è praticamente dolce e la salinità è invece molto alta dai 150 metri in giù arrivando a livelli da non consentire la vita. Le due masse d'acqua provenienti dai grandi fiumi per primo il Danubio che qui ha la foce e dal mediterraneo, non si mescolano e quella salata più pesante resta in basso. Praticamente ho fatto una doccia e ci voleva.
La presenza di molti affollatissimi acquapark uno più gigantesco dell'altro non testimonia certo a favore della bellezza del mare che comunque mi è sembrato accettabile.
Altre soste veloci per immortalare nidi di cicogne che via via che procedo verso la Romania diventano sempre più frequenti.
TURCHIA
Questo è il confine più serio di tutti.
Non solo abbandono nuovamente l'Unione Europea, ma proprio l'Europa. Il mio vecchio libretto dell'auto è quello che crea più problemi, viene anche chiamato un superiore in grado che se lo rigira in mano controllando ed annotando al computer non so cosa. Probabilmente non ne hanno mai visto uno così, d'altronde quante auto italiane vecchie una trentina d'anni saranno transitate da questo confine? Alla fine viene dato l'ok, non senza aver prima controllato se la carta verde prevede la Turchia (in caso contrario proprio al confine si può stipulare una assicurazione auto temporanea). Comunque la mia ha perfino l'Iran.
Sono formalmente in Asia. Cellulare italiano messo via e sim turca acquistata sempre al primo distributore (anche questa per turisti ed anche questa come in Serbia mi è durata per tutto il tempo che sono rimasto). Altro cambio valuta, ora passo alla Lira Turca. Costo benzina in caduta libera a meno di un euro al litro, una pacchia. Perdo un sacco di tempo per l'acquisto della Vignette perché è esaurita in vari punti. Funziona in modo completamente diverso dalle altre che erano settimanali, qui è praticamente una ricaricabile e quando esci dall'autostrada o altri tratti a pagamento come i ponti sul Bosforo, ti viene scalata la cifra fino ad esaurimento. Quando ho fatto è piuttosto tardi.
Diretto ad Istanbul, non ho tempo per altro. Passo da Edirne dove ho lisciato per una o due settimane un evento unico che mi avrebbe certamente fatto fermare: il più grande torneo di lotta turca (lottatori cosparsi d'olio che lottano nella polvere) per il quale ogni anno si ritrovano qui i migliori campioni del paese. Peccato.
Istanbul. Dato il numero certamente elevatissimo di lettori che c'è stato e la sua universale fama turistica non mi dilungherò a scriverne. Tratterò solo di impressioni e di cosa mi ha colpito. E' la prima volta e certamente non sarà l'ultima. Ho sempre detto che le città non mi interessano, ma ci sono delle eccezioni ed Istanbul rientra pienamente in queste. Potrei starci una settimana semplicemente a girovagare e non mi stancherei.
L'ingresso da nord via terra permette un impatto immediato con la vastità della megalopoli. Moderni complessi sono di dimensioni ciclopiche ed alcune ricordano l'immensa piramide visibile nei panorami futuristici di “Blade Runner”. L'insieme però, a chilometri dal centro, resta gradevole alla vista. La pulizia è massima e la cura nell'arredamento urbano può fare invidia a nazioni poste a latitudini molto più vicine al polo, ma qui però, complice il clima, nulla è freddo ed asettico. Sempre nella lontana periferia il traffico è già caotico e c'è gente in giro ovunque, la massa di 15 milioni di persone si percepisce prepotentemente. Resterò tre notti in un quartierino miracolosamente sfuggito alle ruspe vicino alla stazione di Yenikapi capolinea di una linea della metropolitana, sul mare. Ottima posizione.
L'Ammiraglia resta tre giorni in un parcheggio custodito 24H a soli 2 euro al giorno, nulla. La riprenderò solo un pomeriggio per attraversare il bosforo e portarla sul suolo asiatico anche geograficamente e non solo politicamente.
Le moschee più conosciute, Santa Sofia e Azzurra, mi hanno parecchio deluso negli interni mentre le magnifiche strutture di entrambe sono difficilmente apprezzabili appieno per l'impossibilità di trovare un punto di osservazione da cui ammirarle nel loro complesso.
La massa dei turisti ne azzera completamente la sacralità. Molto più godibile è stata la visita alla buia e sotterranea Cisterna Basilica.
All'interno molti turisti non resistono alla tentazione di farsi immortalare in abiti da Sultano ed Odalisca.
Il palazzo Topkapi, dove non ho potuto ammirare il celebre pugnale perché in restauro, mi ha fatto pensare all'Alhambra che a parer mio lo supera non di poco in ricchezza e bellezza architettonica.
Ho esplorato altre grandi moschee e sono stato ripagato da luoghi veramente splendidi sia internamente che esternamente, vere, vissute minuto per minuto e senza turisti in cui la sacralità ed il rapporto quasi di proprietà personale che hanno i musulmani verso i loro luoghi di culto era nettamente percepibile. Enormi spazi in cui, fianco a fianco, sugli immensi tappeti stavano fedeli in preghiera, altri addormentati, altri in conversazione, in piedi, in ginocchio, sdraiati, bambini che giocavano senza vociare ed un flusso continuo di persone che entravano ed uscivano. Era casa loro, la trattavano come casa loro, la casa di tutti. Mi sono mischiato anch'io e sono stato sdraiato a cercare uno scatto complicato per una buona mezzora nel bel mezzo dello spazio. Cito solo quella a mio giudizio più interessante, la Moschea di Fatih.
Ad Istanbul ho finalmente mangiato in un paio di ristoranti, con i tavolini per strada, nella confusione e sempre benissimo ed a costi irrisori.
Mangiare in giro è poi un piacere e si trova di tutto, dalle pannocchie bollite o arrosto a dolciumi fritti vari. Cito ad esempio l'Halka Tatlisi, una ciambella fritta croccante assolutamente irresistibile.
Scoperta casualmente segnalo una pasticceria secolare (1879), situata sotto la collina dove sorge il Topkapi poco oltre l'ingresso del parco Gulhane, che si chiama Osmanlizadeler ed è assolutamente da non perdere.
Provate l'Ashura o dolce del decimo giorno, una sinfonia per il palato.
Due parole due sul Gran Bazar che è assolutamente da visitare, ci sono stato due volte, ma alla lunga stanca.
Segnalo invece tutta la zona dal Gran Bazar verso il mare ed il quartiere Yenikapi dove ho alloggiato. E' un grande mercato a cielo aperto non per turisti in cui si trova di tutto e dove la vera anima di Istanbul potrebbe rivelarsi, se si osserva con attenzione e rispetto, anche ad un estraneo.
Dopo tre notti e due giornate piene e finalmente prive della pioggia che mi aveva seguito fin dalla Slovenia, mi rimetto in moto verso il Mar Nero. Alle prime luci, per cercare di evitare il caos di Istanbul, l'Ammiraglia mi porta prima a nord e poi ad est verso un altro confine turco-bulgaro poco distante da Burgas.
BULGARIA
Al confine la situazione è più meno identica a quella dell'ingresso in Serbia. L'ingresso in Bulgaria significa rientrare in Comunità Europea. Il mio normale telefono riprende a funzionare con sim italiana. Nuovo cambio valuta, adesso passo alle Leva. La benzina sempre meglio 1,1 euro/litro. Devo acquistare la Vignette per le autostrade, non ci sono caselli.
Non distante dal confine c'è Sofia dove mi fermo per la notte. Arrivo più tardi del previsto e mi precipito in centro per cercare di vedere l'unica cosa che mi attira, la Cattedrale Aleksander Nevski forse l'edificio più famoso di tutta la Bulgaria.
Non è antica essendo stata costruita a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 in memoria delle centinaia di migliaia di russi morti per liberare la Bulgaria dal dominio turco. Quando arrivo ho la sorpresa che sta per chiudere. Non mi sono ricordato che ho perso un'ora entrando in Bulgaria, è cambiato il fuso orario. Riesco ad intrufolarmi (pagando comunque) per cinque minuti. L'interno, come capiterà altre volte in altre chiese o moschee, non è all'altezza della maestosità dell'esterno.
Se non fossi riuscito ad entrare non sarei comunque ritornato domattina, Sofia non avevo previsto di visitarla ed è una decisione giusta, almeno per me. Sofia, ma potrei estendere la cosa a tutta la Bulgaria da me visitata con la sola parziale eccezione forse delle zone più turistiche sul Mar Nero, appare degradata e trascurata, palazzi grigi, poca vitalità, una sensazione di brutto e sporco insieme. La giornata non soleggiata e piovigginante non aiuta, ma anche l'Hotel restituisce la stessa impressione ed a dispetto della grandezza della struttura la stanza è sporca, anche il bagno, i muri scrostati, tendine più crollate che rotte. Domattina vado via senza rancori.
Monastero di Rila. Nuovamente fuori dalla mia rotta principale, ma il luogo in cui vado è imperdibile trovandomi in Bulgaria. Strada agevole. Immediatamente ho la sensazione che la scelta di venire qui è stata corretta. Il monastero è immerso in una splendida foresta al momento grondante di pioggia, che continua ad accompagnarmi, e per questo ancor più intrigante e fiabesca.
La struttura originale risale al 900 d.c. e fu fortemente restaurata nel 15mo secolo. Le pitture murali esterne della chiesa che si trova al centro dell'intero complesso sono spettacolari ed in ottimo stato di conservazione.
La pioggia battente aumenta il fascino, la sacralità e l'atmosfera del luogo. Mi aggiro anche in zone interdette al pubblico, ma c'è pochissima gente, è presto e quindi nessuno fa caso a me.
Dopo aver sostato per più di un'ora, mi rimetto in marcia. Direzione Turchia. Consulto mappe e navigatori miei ed online e tutti mi suggeriscono di ritornare a nord a Sofia (più di 100km) invece di tagliare per l'interno e di riprendere lì l'autostrada per il confine. Guardando la cartina sembra un assurdo giro inutile, ma il pessimo tempo atmosferico ed il ricordo delle strade interne serbe mi fanno seguire i consigli e torno indietro verso nord per poi dirigermi nuovamente a sud-est in direzione del punto più a sud del viaggio.
SERBIA
Ecco la prima vera frontiera. I doganieri croati sono molto più attenti dei loro colleghi al confine sloveno e stavolta controllano anche i documenti dell'auto. Tutto abbastanza veloce soprattutto quando vedono che sono italiano. Dalla parte serba, invece, perdo più tempo soprattutto per l'auto. Fanno più verifiche online e registrano molti dati prendendoli dal libretto. Inoltre vogliono vedere la carta verde (valida anche in Serbia). Alla fine il tutto mi ferma, comprese code, per poco più di mezzora.
Sono fuori dalla Comunità Europea. Al primo distributore compro una Sim fatta apposta per gli stranieri con minuti e dati (4GB) a prezzo molto basso e che non ha avuto bisogno di essere ricaricata. Pur aiutato non riuscivo ad attivarla sul mio usuale cellulare, ma proprio per queste evenienze mi ero portato il cellulare eccezionale comprato in Australia (Un viaggio in solitaria – Australia). Con quello non ho avuto problemi. Le autostrade, pochissime, come in Croazia hanno i caselli e si paga in moneta locale. Nuovo cambio: Il Dinaro serbo. Prezzo benzina sempre più basso 1,2 euro/litro.
Adesso posso prenotare online nella vicina Belgrado. Stanza in Hotel con bagno privato 10 euro circa. Arrivo che inizia a far buio. Zona centrale, ma strada inquietante ed isolata sul retro di una stazione ferroviaria con vagoni abbandonati e cani randagi. All'inizio non sono tranquillo, ma dopo essermi sistemato ed aver parlato a lungo con il proprietario (in un serbo-croato-inglese-italiano incredibilmente comprensibile ad entrambi) della sicurezza del luogo e del parcheggio, mi rassegno più o meno convinto che non succederà nulla nonostante io sia l'unico occupante della struttura che è ad un piano con una enorme sala ristorante per ricevimenti che vorrebbe sembrare lussuosa ed è solo pacchiana.
Belgrado. Una vera metropoli con un milione e mezzo di abitanti che, a differenza di altre, mi incuriosisce. Teatro di guerra e bombardamenti a due passi dall'Italia solo pochissimi anni fa è stata prima la capitale della ex-Jugoslavia. Queste ed altre realtà ne fanno per me elemento di forte curiosità. Esco a piedi e prendo anche vari mezzi di superficie. L'intenzione è quella di tastare il polso, verificare il battito di questa incognita e dei suoi abitanti. Una città molto vivace a dispetto del passato recente.
Non scorgo che raramente segni dei bombardamenti e l'impressione generale è di persone che cercano di lasciarsi alle spalle il passato e sono felicemente proiettate verso il futuro. Una città ora occidentale che vuole sempre più essere occidentale, ma mantenendo però quelle peculiarità che provengono dalla sua lunga e secolare storia.
I due grossi fiumi navigabili che qui mischiano le loro acque, Sava e Danubio, le conferiscono una forte personalità.
Visito la Kalemegdan Citadel ed il Mausoleo di Tito. La prima è una vasta roccaforte da cui si domina lo scontro delle acque dei due grandi fiumi cittadini. All'ingresso, nel fossato, una ampia esposizione di armi di varie epoche, fino a moderni missili. Un monito? Un modo per non dimenticare la stupidità umana? Un vanto? Mah. Vedo una coppia che fotografa il proprio bambino sotto i missili e poi si fa dei selfies sempre con questi come sfondo… L'uomo ha molte mancanze ed una delle più terrificanti è quella di non sorprendersi mai della propria imbecilllità.
Ciò che nella cittadella mi suscita maggiore interesse è la commistione degli stili romano ed ottomano perpetuata dai rifacimenti asburgici e turchi del 18mo secolo. Qui oriente ed occidente si sono incontrati, scontrati e sovrapposti per millenni.
Infatti, procedendo verso sud-est è qui in Serbia che si incontrano i primi segni evidenti del mondo arabo e queste costanti ed evidenti variazioni fino alla Turchia, unitamente a quelle verso l'est russo osservate successivamente spostandomi fino ai confini con l'Ucraina, hanno costituito una delle più interessanti caratteristiche di questo viaggio.
Il Mausoleo di Tito invece è meno interessante almeno visivamente, molto sobrio e piccolo.
Particolare è l'esposizione delle staffette (come quelle dell'atletica) che venivano realizzate nelle forme più disparate e regalate a Tito nel segno del legame tra il popolo ed il suo leader. Sono centinaia.
Per finire un salto al Tempio di San Sava, la chiesa ortodossa più grande dei balcani e la seconda al mondo che troneggia su Belgrado.
Nel pomeriggio, già stanco di città, dopo aver deciso di pernottare nuovamente nello stesso Hotel, mi dirigo a nord verso Novi Sad senza uno scopo preciso, solo per esplorare un po'. Si viaggia in una piana immensa e variamente coltivata con una netta predominanza di magnifici girasoli.
Affascinato, esco dall'autostrada all'altezza di Indija per qualche foto e mi imbatto in un paesino rurale, Novi Karlovci, con antiche casette risalenti anche all'inizio del secolo scorso.
E' un salto nel tempo. Una chiesa dai ricchi interni,
anziane in abiti tradizionali chiaramente alla fine di una giornata di lavoro, poche auto. L'impressione è di un luogo chiuso in se stesso senza consapevolezza del mondo esterno e non intaccato dalle recenti trasformazioni della Jugoslavia in Serbia e dalla guerra civile.
Arrivo a Novi Sad e sono sorpreso da una cittadina molto viva e moderna con splendidi scorci sul Danubio che la attraversa.
Qualche giro e con il buio ritorno a Belgrado.
Tara National Park. Mi allontano all'alba dalla capitale e mi dirigo a sud-ovest lontano dal mio percorso principale, a ridosso del confine con la Bosnia ed Erzegovina. Il Tara NP ha per me due attrattive importanti. Ho abbandonato le grandi arterie (pochissime) di comunicazione e mi immergo nella Serbia reale. Le strade sono pessime e tortuose (nulla però in confronto a ciò che mi aspetta in Romania), ma percorribili. La pioggia non aiuta di certo ed impiego una vita per percorsi relativamente brevi. Visto ciò prenoto online per due notti una isolatissima villetta nelle vicinanze del parco che si rivelerà, per i miei gusti, l'alloggio più bello di tutto il viaggio. Solo 15 euro/giorno ed ha ben 5 posti letto. La tenda nel bagagliaio può riposare tranquilla.
Passando per Valjevo faccio una breve sosta. La cittadina è particolarmente interessante perché presenta una caratteristica non comune, quella di avere due centri storici, uno più antico in stile orientale ed uno più recente in stile europeo pensato nel 19mo secolo. Il primo è l'unico che mi interessa. Il quartiere si chiama Tesnjar, ha strade irregolari in acciottolato e qualche edificio è in precario stato di conservazione, è turistico ma ci passeggio sotto la pioggia e con i molti negozi e ristoranti chiusi, l'atmosfera che emana è percepibile.
Quando arrivo all'alloggio prenotato la mattinata è già finita. Una breve sterrata mi conduce alla casa. Nella nebbia, che mi farà compagnia per due giorni, sotto la pioggia, tra prati e foresta, in alto su una collina, con solo un paio di altre costruzioni disabitate nel raggio visivo, sono meravigliosamente fuori dal mondo almeno da quello degli umani. Sulla mappa troverete punto esatto e nome.
I cordialissimi proprietari non abitano lì e quando se ne vanno resto in un silenzio surreale ad osservare dalle ampie finestre la nebbia che ovatta prati e foresta. Devo scuotermi ed impormi di uscire perché ho ancora il pomeriggio a disposizione e parecchio da vedere. C'è un bel fresco e mi hanno lasciato molta legna per alimentare una bella e potente stufa in ghisa che utilizzerò più per l'atmosfera che per reale necessità, ma in ogni caso le notti dormirò sotto un pesante piumone. Con i proprietari ho chiacchierato cordialmente per un po' e già mi hanno dato molte informazioni, mi hanno offerto un liquore locale ed io ho ricambiato con il mio caffè italiano.
Vado a Bajina Basta dove c'è il primo motivo del mio essere qui. Una casetta di legno è costruita su uno scoglio in mezzo al fiume, la Drina, che ogni tanto la distrugge ed il proprietario si ostina a ricostruirla. Riesco a fare la foto che avevo in mente solo quando ormai la luce del giorno sta per finire.
Nell'attesa del momento giusto per lo scatto mi reco all'ufficio informazioni del Parco Tara. Il secondo scopo che mi sono prefisso è l'Orso Bruno europeo. Le notizie sono però sconfortanti da vari punti di vista. Ci sono “solo” una cinquantina di coppie non semplici da avvistare e questo sarebbe il meno. Apprendo che, nonostante sia un parco nazionale, con la motivazione di impedire gli attacchi al bestiame dei contadini della zona, ci sono due punti nel parco in cui regolarmente viene lasciato cibo per saziarli. In tali luoghi si può essere condotti da guide e c'è una maggiore probabilità di avvistarli e fotografarli e questo mi viene detto dall'impiegato, o volontario che sia, come se dovesse rallegrarmi.
Torno alla casa, accendo la stufa, mangio e mi metto a letto felicissimo della situazione ambientale, ma sconfortato da quanto ho appreso.
L'indomani decido di lasciar perdere guide e punti di feeding agli orsi e mi inoltro sulle sterrate malandate del parco Tara con la fedele Ammiraglia. Non incontrerò nemmeno un orso e nemmeno altri animali degni di nota, ma la giornata nel pieno della natura e la scoperta di splendidi e remoti angoli del parco sarà comunque assolutamente appagante.
Torno alla casa già nel pomeriggio per godermi la fine del giorno in un luogo incantato con il solo rumore della legna che arde.
Alle prime luci parto con l'intento di lasciare la Serbia, ma prima immortalo fotograficamente la tomba di due coniugi vicina ad una casetta probabilmente loro abitazione a poche centinaia di metri dal mio alloggio di questi giorni.
La strada che mi riporta verso la principale arteria autostradale serba è lunga ed ancora più problematica di quella percorsa arrivando da Belgrado. Le piogge continue degli ultimi giorni hanno allagato varie zone e spesso guido su asfalto pesantemente infangato. Ampie zone sono state chiuse al traffico, ma non dove passo io fortunatamente.
CROAZIA
Primo confine effettivo. Poca fila. Sia al controllo sloveno che a quello croato, appena vedono il passaporto italiano mi fanno proseguire. Veloce e senza alcuna domanda. Come in Slovenia posso utilizzare il mio cellulare e la mia sim italiana essendo sempre in Comunità Europea, ma la Croazia non ha l'euro bensì la Kuna. L'euro è però accettato ovunque. Sulle autostrade ci sono i caselli e si paga come da noi. Al primo pago in euro e mi faccio dare il resto in kune, ma me lo avrebbero dato anche in euro. Prezzo benzina 1,4 euro/litro. Non molto dopo il confine ecco Zagabria. Non mi interessa, ma faccio una deviazione e giracchio un po'. L'impressione avuta su strada dopo aver lasciato la Slovenia è confermata dalla capitale. Organizzazione, pulizia, cura dei particolari e controllo sono sensibilmente più… umani e la cosa mi piace. Zagabria è molto più grande della capitale della Slovenia (Lubiana) ed è certamente più viva anche se sempre pacata, priva di eccessi. Anche qui mi trattengo pochissimo e mi rimetto in marcia, le mete per me più attraenti devono ancora arrivare. Direzione Serbia, sempre più ad Est. Il confine è lontano e per spezzare la monotonia dello spostamento autostradale, esco a Kutina perché leggo su un cartello di un Parco, il Lonjsco Polje. Ho fame e vorrei mangiare in mezzo alla natura oltre a voler esplorare qualcosa prima di abbandonare questo paese. Paesetti di campagna con una sequenza di case singole che sarebbe eccessivo definire villette, ma che sono comunque gradevoli alla vista. Seguendo stradine e sentieri che ho sulla mappa, mi infilo in una sterrata che fiancheggia un fiumiciattolo. Come sempre alla ricerca di avifauna non trovo nulla di interessante. Mangio una scatoletta di tonno con pane sloveno e torno all'autostrada.
Ripassando per Kutina, casualmente mi va l'occhio alla sommità di uno dei molti pali della luce che affiancano la strada e resto stupefatto. Un enorme nido fatto di frasche contiene due cicogne. Mi guardo intorno, ma i pochi che vedo in giro sembrano chiaramente più stupefatti della mia presenza e dell'Ammiraglia che delle cicogne. La presenza insolita sono io.
Resto almeno mezzora a scattare foto di un incontro che al momento mi era sembrato raro e che pian piano, soprattutto in Romania, diventerà così continuo e naturale da non farmi più fermare. In questo viaggio ho ammirato centinaia di cicogne. Molto soddisfatto di questa piccola deviazione esplorativa mi rimetto in marcia. Sempre Sud-Est.
SLOVENIA
Entro in Slovenia dalla frontiera di Gorizia. Ormai è solo un cartello, non c'è nessuno. Mi fermo al primo distributore per comprare il bollino autostradale settimanale e fare il pieno. Non ci sono caselli. Prezzo benzina 1,3 euro/litro. Dopo poca strada ecco la prima tappa. Le grotte di Postumia. Resto colpito dalla perfetta organizzazione e dal fatto che tutto è curato nel dettaglio. Comprato il biglietto, si va all'ingresso all'ora stabilita e ci si mette nel gruppo dei turisti che parlano la tua lingua dove una guida dà le prime indicazioni su come comportarsi all'interno. Un gruppo alla volta si entra. 5 km di cui 3 circa percorsi su un piccolo trenino, il resto a piedi. C'è poco da dire, la fama mondiale che hanno non è casuale. Le formazioni di stalattiti e stalagmiti hanno 2 milioni di anni e non hanno ancora esaurito la crescita. Il trenino avanza e, nello sferragliare, l'alternanza di tunnel e di grandi caverne dalle volte alte come cattedrali lascia ammutoliti. Uscendo alla luce del sole, stanco per i chilometri di guida ininterrotta, prenoto online a Lubiana una stanza con bagno in comune. Ho con me una tenda che non userò mai dato che non ho mai speso più di 20 euro per notte.
Certo della notte, proseguo per il Predjama Castle poco distante. Una fortezza incastonata nella parete di un'altura e per questo assolutamente inattaccabile. E' del 1200, ma quasi completamente rifatto nel 16mo secolo.
Prima di andare alla stanza, un giro a Lubiana. Molto bella, perfetta, pulita, bei palazzi antichi, un senso di totale funzionalità… per me una noia mortale. Come sempre le città mi interessano pochissimo. Ninna.
All'alba mi dirigo a nord verso il Lago Bled, una delle località più famose della Slovenia, e le Alpi Giulie. Pioviggina e la temperatura è piacevole, ottimo. Panorami splendidi, la campagna è verdissima e ricca d'acqua e… sembra finta. Si alternano e si intersecano zone alberate e prati, ma dove si toccano il confine è netto, disegnato. I prati finiscono, perfetti, proprio sotto l'inizio delle macchie scure ed alte degli alberi che stanno tutti insieme non casualmente distribuiti, ma in un equilibrio perfetto di colori e masse e nessuno di quelli che proteggono il confine osa allungare un ramo verso l'altra parte nella paura forse di lasciar cadere qualche foglia che possa creare panico tra i fili d'erba. Niente sterpi, niente prati radi da cui possa vedersi la terra un po' fangosa sotto la pioggia, niente rami secchi. Qualcosa di simile alla Svizzera, ma qui inaspettatamente ancor più netto. Viaggio con la mia Ammiraglia in mezzo a tutta questa perfezione e pulizia, su strade immacolate quasi morbide, ed ho la sensazione di essere fuori posto, una stonatura in un noioso, ossessivo, ma orecchiabile valzer. Bled è quindi chiaramente il lago più “perfetto” che si possa immaginare. Il castello in alto, l'acqua, il verde, l'isolotto, persino gli edifici, la strada che lo costeggia, le dimensioni, tutto fiabesco, un incanto o un incantesimo? Non ho intenzione di fermarmi, ma solo di fare un giretto, qualche foto al volo. Non ci riesco. Per come è strutturata la strada non riesco in nessun modo ad accostare di lato per un minuto. Bloccherei lo scorrere perfetto e sincrono delle altre auto, sarei un pericoloso embolo immediatamente rilevato e certamente prontamente rimosso. I parcheggi sono abbastanza distanti dal lungo lago, ci provo di controvoglia, ma solo uno è quello giusto per un non residente. Lo trovo, ma non parcheggio. Vado via.
Il viaggio
Partenza in piena notte per guidare rilassato e fresco (non ho aria condizionata) almeno fino al confine.
Le foto, come questa sopra, che non hanno alcun link sono fatte con il cellulare e di scarsa qualità.
Le tappe L'itinerario era di massima ed ho deciso giorno per giorno, ma avevo due punti fermi che erano Istanbul ed il Delta del Danubio. Da quest'ultimo, nel sud della Romania, avevo intenzione di entrare anche in Ucraina costeggiando il Mar Nero per verificare le modalità di frontiera in un paese post-comunista con profonde divisioni politiche tra chi vuole entrare in Comunità Europea e chi restare nell'orbita russa. Non mi è stato possibile per mancanza di tempo.
L'Ammiraglia Ford Fiesta 1100 benzina 1990 (carburatore), 444.000 km fatti (prima di partire), motore mai rifatto (solo le fasce), mai rimasto per strada ad attendere soccorsi, Italia percorsa letteralmente dall'Alpi alle piramidi decine e decine di volte. Gli aneddoti da raccontare in 28 anni di onoratissimo servizio (che non accenna a concludersi) si sprecano, ma li tralascio per non annoiare. Cito solo un episodio: partenza da Roma per andare a sciare in Trentino (cosa che faccio quasi ogni anno e sempre con l'Ammiraglia). A Firenze le fasce mi mollano e un pistone si riempie d'olio, dopo la fumatona l'auto va a tre cilindri ma cammina benino e quindi proseguo aggiungendo olio ad intervalli regolari, supero l'Appennino ed arrivo in Trentino, settimana di sciate, riprendo l'auto e torno giù a Roma dove la consegno al mio meccanico di fiducia. Come potete capire non un'auto con cui vado al lavoro e stop, ma in ogni caso al di là di Austria, Svizzera e Francia non mi aveva mai portato. Meritava un regalo.
Quest'estate ho deciso su due piedi di montare in auto (l'Ammiraglia) ed esplorare e verificare stati e confini dell'Est Europa. Ai paesi citati ci sarebbe da aggiungere anche l'Ungheria che però ho solo attraversato senza soste al ritorno. Complessivi 7400 km. A differenza dei precedenti viaggi non c'è stato racconto in diretta mentre viaggiavo e mi accingo solo ora a fornire un resoconto. Perché? Innanzitutto la limitata durata (due settimane) ed il fatto che gli stati che avrei toccato fossero relativamente vicini e conosciuti a molti potenziali lettori erano due fattori che non mi stimolavano particolarmente. Il viaggio stesso era nelle intenzioni più che altro un test per la mia Ammiraglia. Per cosa è prematuro dirlo. Nonostante il pochissimo tempo dedicato alla preparazione le due settimane si sono rivelate interessanti al punto da farmi decidere questo resoconto a posteriori.
A questo link di Google Maps potete visualizzare la strada fatta. La mappa è abbastanza precisa e rende bene l'idea. MAPPA
Il libro del primo “Viaggio in solitaria - Nord del Cile ed Amazzonia Boliviana” lo potete leggere a questo link https://it.blurb.com/b/7978113-un-viaggio-in-solitaria cliccando su "Anteprima"
Il libro del secondo lunghissimo “Viaggio in solitaria” nell'ovest dell'Australia lo potete leggere a questo link https://it.blurb.com/b/9597559-australia-bush-e-outback cliccando su "Anteprima"
le foto in HD le trovate nelle mie gallerie
https://www.juzaphoto.com/me.php?p=6591&pg=galleries&l=it
ed i video qui https://www.youtube.com/channel/UCQLA4By_LGLgrzuCmFG59Gg
Questo terzo “Viaggio in solitaria” non diventerà un libro, non c'è stato il live ed è breve. Infatti ho potuto preparare tutto in poco tempo. Buona lettura.